Roma.Operazione Limes: 22 misure cautelari-VIDEO-
Grazie ad un’articolata indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Roma coordinata dal procuratore capo dott. Michele Prestipino, una vera e propria piazza di spaccio gestita da una organizzazione criminale senza scrupoli, è stata sgominata oggi dai carabinieri della Compagnia di Tivoli. A fare da teatro a questa maxi operazione, il popoloso quartiere di Ponte di Nona, una delle periferie della Capitale, diventato negli ultimi anni, soprattutto nell’area delle case popolari, un vero e proprio market della droga a cielo aperto. Con l’Operazione “Limes” i carabinieri hanno accertato l’esistenza di una associazione criminale composta da quattro livelli, organizzati in maniera piramidale. I due capi e promotori, soggetti giovanissimi ma con un curriculum criminale di tutto rispetto, avevano creato un vero e proprio sistema in cui tutti gli operanti avevano un loro ruolo, come un grande ipermercato. L’indagine, nata nel 2018, coordinata dalla Procura Distrettuale Antimafia di Roma, si è quindi conclusa con ben 44 indagati di cui 22 destinatari di misure cautelari limitative della libertà personale. Durante la fase investigativa, invece, l’attività ha consentito di arrestare 19 persone in flagranza di reato, denunciarne 3 a piede libero e segnalare come assuntori 34 individui, nonché di recuperare e sequestrare quasi 35 chili tra hashish, cocaina e crack.C’era chi si occupava del rifornimento dello stupefacente dalla vicina Tor Bella Monaca, chi forniva l’alloggio per il confezionamento delle “ricariche”, ovvero le dosi da spacciare, chi le smerciava, con veri e propri turni di lavoro organizzati in maniera puntuale e per le cui assenze, i pusher, dovevano chiedere addirittura permessi e autorizzazioni ai loro capi e c’era anche chi si occupava della “sicurezza” dell’area, ovvero le vedette, anch’esse organizzate per turni. A questo va aggiunto il servizio “catering” che veniva assicurato agli “impiegati” della piazza da condomini che quindi, lucrando, partecipavano all’assistenza logistica al sodalizio. Il giro d’affari, calcolato dagli inquirenti era di tutto rispetto: circa 300 scambi giornalieri, nei quali l’acquirente stesso godeva di una sorta di protezione oltre alla garanzia di poter acquistare sempre ed a qualsiasi ora la tipologia di sostanza stupefacente desiderata.