Oggi il ricordo del Beato Pino Puglisi ,primo martire della Chiesa ucciso dalla mafia.
“E’ importante parlare di mafia, soprattutto nelle scuole, per combattere contro la mentalità mafiosa, che è poi qualunque ideologia disposta a svendere la dignità dell’uomo per soldi. Non ci si fermi però ai cortei, alle denunce, alle proteste. Tutte queste iniziative hanno valore ma, se ci si ferma a questo livello, sono soltanto parole. E le parole devono essere confermate dai fatti”. Diceva il Beato Pino Puglisi. Ventisei anni fa i boss uccisero don Pino Puglisi, il parroco che voleva cambiare Brancaccio, la periferia di Palermo. Killer e mandanti sono stati condannati, ma resta un mistero: quale fu la causa scatenante del delitto? Il sacerdote proclamato beato operava nel quartiere già da due anni. Poi, all’improvviso, iniziarono le minacce. I boss volevano fermare a tutti i costi il parroco di San Gaetano. Qualche mese prima del delitto telefonavano per minacciarlo .Il prete verrà infine ucciso da Cosa Nostra nel 1993, il giorno del suo cinquantaseiesimo compleanno. Sarà in seguito riconosciuto ufficialmente dalla Chiesa come il primo martire ucciso dalla mafia e poi dichiarato Beato. Ma la sua battaglia non ha avuto fine con la sua morte. Nel 1993 don Pino Puglisi era già parroco da molti anni. 29 anni vissuti nei quartieri popolari di Palermo, posti pericolosi per chi come lui non abbassava la testa di fronte alla mafia. Bisogna ricordare che nel maggio dell’anno prima era stato ucciso assieme alla moglie e alla scorta Giovanni Falcone, il magistrato che indagava sulla mafia e sulla trattativa con lo Stato. Poi a luglio dello stesso anno era toccato a Paolo Borsellino, l’amico e collega di Falcone. Sono anni difficili per chi ha scelto di combattere la mafia in Sicilia. I corleonesi sparano e fanno saltare in aria chiunque si trovi sulla loro strada. La gente ha paura e forse ha paura anche don Puglisi, ma lui non è uno che molla. Da molti anni don Puglisi lotta per salvare i giovani di Palermo dalla mafia, per dar loro un futuro che non sia fatto di violenza e criminalità. I suoi ragazzi lo amano e lo chiamano scherzosamente “3P”, Padre Pino Puglisi. Ma la mafia non è contenta di questo. Come si permette un piccolo prete di periferia di sottrarre la manovalanza per lo spaccio e le rapine? Come si permette don Puglisi di ostacolare l’impero di Cosa Nostra? Ora sono le 22.45 don Pino Puglisi scende dalla sua Uno bianca e raggiunge il portone di casa. Una voce lo chiama. Si gira. Sorride. Le sue ultime parole sono: “Me lo aspettavo”. Il colpo di pistola che ha ucciso don Puglisi è partito dalle sue spalle e il suo assassino è Salvatore Grigoli. Assieme a Grigoli quella sera ci sono anche Gaspare Spatuzza, Cosimo Lo Nigro, Luigi Giacalone e Nino Mangano che assieme ai Graviano, riconosciuti come i mandanti dell’omicidio, nel 2001 verranno condannati in appello all’ergastolo. Concludo con una citazione del Beato Pino Puglisi che ben sottolinea quale è la certezza di chi ripone le proprie forze in: “Colui che mi da forza perché tutto posso in Lui “per riprendere un pensiero di San Paolo. “Dio ci dà forza. L’amore per Dio purifica e libera. Ciò non vuol dire che veniamo spersonalizzati ma, anzi, la nostra personalità viene esaltata e potenziata, cioè viene data una nuova potenzialità alle nostre facoltà naturali, alla nostra intelligenza. Viene data una luce nuova alla nostra volontà”.