Il Papa: la fede si incarna nella vita concreta. Non è una teoria astratta.
Alle ore 12 di oggi, terza domenica di Avvento, il Santo Padre Francesco si è affacciato alla finestra dello studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli e i pellegrini riuniti in Piazza San Pietro. Un passaggio delle parole del Papa: “La fede si incarna nella vita concreta. Non è una teoria astratta. La fede non è una teoria astratta, una teoria generalizzata, no, la fede tocca la carne e trasforma la vita di ciascuno. Pensiamo alla concretezza della nostra fede nostra. Io, la mia fede: è una cosa astratta o è concreta? La porto avanti nel servizio agli altri, nell’aiuto?E allora, in conclusione, chiediamoci: che cosa posso fare concretamente? In questi giorni, mentre siamo vicini al Natale. Come posso fare la mia parte? Prendiamo un impegno concreto, anche piccolo, che si adatti alla nostra situazione di vita, e portiamolo avanti per prepararci a questo Natale. Ad esempio: posso telefonare a quella persona sola, visitare quell’anziano o quel malato, fare qualcosa per servire un povero, un bisognoso. Ancora: forse ho un perdono da chiedere o un perdono da dare, una situazione da chiarire, un debito da saldare. Magari ho trascurato la preghiera e dopo tanto tempo è ora di accostarmi al perdono del Signore. Fratelli e sorelle, troviamo una cosa concreta e facciamola!”. Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:
Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Il Vangelo della Liturgia di oggi, terza domenica di Avvento, ci presenta vari gruppi di persone – le folle, i pubblicani e i soldati – che sono toccati dalla predicazione di Giovanni Battista e allora gli chiedono: «Che cosa dobbiamo fare?» (Lc 3,10). Che cosa dobbiamo fare? Questa è la domanda che fanno. Fermiamoci un po’ su questo interrogativo. Esso non parte da un senso del dovere. Piuttosto, è il cuore toccato dal Signore, è l’entusiasmo per la sua venuta che porta a dire: che cosa dobbiamo fare? Giovanni dice: “Il Signore è vicino” – “Che cosa dobbiamo fare?”. Facciamo un esempio: pensiamo che una persona cara stia venendo a trovarci. Noi la aspettiamo con gioia, con impazienza. Per accoglierla come si deve puliremo la casa, prepareremo il pranzo migliore possibile, magari un regalo… Insomma, ci daremo da fare. Così è con il Signore, la gioia per la sua venuta ci fa dire: che cosa dobbiamo fare? Ma Dio eleva questa domanda al livello più alto: cosa fare della mia vita? A cosa sono chiamato? Che cosa mi realizza?Nel suggerirci questo interrogativo, il Vangelo ci ricorda una cosa importante: la vita ha un compito per noi. La vita non è senza senso, non è affidata al caso. No! È un dono che il Signore ci consegna dicendoci: scopri chi sei, e datti da fare per realizzare il sogno che è la tua vita! Ciascuno di noi – non dimentichiamolo – è una missione da realizzare. Allora, non abbiamo paura di chiedere al Signore: che cosa devo fare? Ripetiamogli spesso questa domanda. Essa ritorna anche nella Bibbia: negli Atti degli Apostoli alcune persone, ascoltando Pietro che annunciava la risurrezione di Gesù, «si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: “Che cosa dobbiamo fare?”» (2,37). Chiediamocelo anche noi: che cosa è bene fare per me e per i fratelli? Come posso contribuire al bene della Chiesa, al bene della società? Il Tempo di Avvento serve a questo: a fermarsi e chiedersi come preparare il Natale. Siamo indaffarati da tanti preparativi, per regali e cose che passano, ma chiediamoci che cosa fare per Gesù e per gli altri! Che cosa dobbiamo fare? Alla domanda “che cosa dobbiamo fare?”, nel Vangelo seguono le risposte di Giovanni Battista, che sono diverse per ogni gruppo. Giovanni, infatti, raccomanda a chi ha due tuniche di condividere con chi non ne ha; ai pubblicani, che riscuotono le tasse, dice: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato» (Lc 3,13); e ai soldati: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno» (v. 14). A ciascuno è rivolta una parola specifica, che riguarda la situazione reale della sua vita. Questo ci offre un insegnamento prezioso: la fede si incarna nella vita concreta. Non è una teoria astratta. La fede non è una teoria astratta, una teoria generalizzata, no, la fede tocca la carne e trasforma la vita di ciascuno. Pensiamo alla concretezza della nostra fede nostra. Io, la mia fede: è una cosa astratta o è concreta? La porto avanti nel servizio agli altri, nell’aiuto?E allora, in conclusione, chiediamoci: che cosa posso fare concretamente? In questi giorni, mentre siamo vicini al Natale. Come posso fare la mia parte? Prendiamo un impegno concreto, anche piccolo, che si adatti alla nostra situazione di vita, e portiamolo avanti per prepararci a questo Natale. Ad esempio: posso telefonare a quella persona sola, visitare quell’anziano o quel malato, fare qualcosa per servire un povero, un bisognoso. Ancora: forse ho un perdono da chiedere o un perdono da dare, una situazione da chiarire, un debito da saldare. Magari ho trascurato la preghiera e dopo tanto tempo è ora di accostarmi al perdono del Signore. Fratelli e sorelle, troviamo una cosa concreta e facciamola! Ci aiuti la Madonna, nel cui grembo Dio si è fatto carne.
Dopo l’Angelus
Cari fratelli e sorelle!Desidero assicurare la mia preghiera per la cara Ucraina, per tutte le sue Chiese e comunità religiose e per tutto il suo popolo, perché le tensioni intorno ad essa siano risolte attraverso un serio dialogo internazionale e non con le armi. A me addolora tanto la statistica che ho letto, l’ultima: in quest’anno sono state fatte più armi dell’anno scorso. Le armi non sono la strada. Che questo Natale del Signore porti all’Ucraina la pace!E prego anche per le vittime del tornado che ha colpito il Kentucky e altre zone degli Stati Uniti d’America. Adesso, permettetemi, passo allo spagnolo.Saludo con afecto a las comunidades de todo el continente americano y de las Filipinas – ¡cuántas banderas de Países americanos! -, que se han reunido aquí en la Plaza de San Pedro a rezar el Rosario para honrar a la Virgen de Guadalupe, y para consagrarse a ella. ¡Los felicito! Felicito a ustedes que con este gesto se han unido a quienes desde Alaska hasta la Patagonia festejan a Santa María de Guadalupe, Madre del verdadero Dios por quien se vive, cada 12 de diciembre.La Virgen de Guadalupe y San Juan Diego nos enseñan siempre a caminar juntos, desde las periferias hasta el centro, en comunión con los sucesores de los Apóstoles, que son los obispos, para así ser Buena Noticia para todos. Esta experiencia debe repetirse una y otra vez; de este modo, Dios que es comunión, animará la conversión y la renovación de la Iglesia y de la sociedad que tanto necesitamos en las Américas – la situación de tantos Países americanos es muy triste -, y también necesitamos en el mundo.Me alegra que con actos de fe y de testimonio público como el que ustedes han realizado hoy comencemos a preparar el Jubileo Guadalupano del 2031 y el Jubileo de la Redención del 2033 – tenemos que mirar adelante siempre.Todos juntos: ¡Viva la Virgen de Guadalupe! Rivolgo anche i miei auguri a Caritas Internationalis, che compie 70 anni. È ragazzina! Deve crescere e fortificarsi di più! Caritas è in tutto il mondo la mano amorevole della Chiesa per i poveri e i più vulnerabili, nei quali è presente Cristo. Vi invito a portare avanti il vostro servizio con umiltà e con creatività, per raggiungere i più emarginati e favorire lo sviluppo integrale come antidoto alla cultura dello scarto e dell’indifferenza. In particolare, incoraggio la vostra campagna globale Insieme Noi (Together We), fondata sulla forza delle comunità nel promuovere la cura del creato e dei poveri. Le ferite inferte alla nostra casa comune hanno effetti drammatici sugli ultimi, ma le comunità possono contribuire alla necessaria conversione ecologica. Per questo invito ad aderire alla campagna di Caritas Internationalis! E voi, cari amici di Caritas Internationalis, continuate il vostro lavoro di snellire l’organizzazione, perché i soldi non vadano all’organizzazione ma ai poveri. Snellite bene questa organizzazione.E saluto tutti voi, romani e pellegrini; specialmente voi, ragazzi e ragazze che siete venuti con i vostri Bambinelli per ricevere la benedizione. Alla fine darò la benedizione a tutti i bambinelli. Ringrazio il Centro Oratori Romani, e vi chiedo di portare i miei auguri di buon Natale ai vostri nonni e a tutti i vostri cari.Saluto i fedeli di Leiria (Portogallo) e quelli della parrocchia San Luigi Gonzaga in Roma. Saluto i bambini di Civitavecchia che si preparano alla Prima Comunione e i ragazzi romani di Santa Maria Stella dell’Evangelizzazione che fanno il cammino per la Cresima. Saluto gli Scout Adulti da Rimini e San Marino-Montefeltro; il gruppo di lavoratori della scuola da Sondrio; come pure i cittadini dei villaggi ardeatini, che incoraggio a impegnarsi con il dialogo per la cura del loro territorio. Saluto anche il gruppo di Senigallia, nelle Marche.E a tutti voi auguro una buona domenica. Salutiamo un’altra volta la Madonna di Guadalupe: “¡Viva la Virgen de Guadalupe!”. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci.