Il Papa: Le cose materiali non riempiono la vita, ci aiutano ad andare avanti e sono importanti, ma non riempiono la vita: solo l’amore lo può fare

Le cose materiali non riempiono la vita, ci aiutano ad andare avanti e sono importanti, ma non riempiono la vita: solo l’amore lo può fare (cfr Gv 6,35). E perché ciò accada la strada da imboccare è quella della carità che non tiene nulla per sé, ma condivide tutto. La carità condivide tutto.

E questo non succede anche nelle nostre famiglie? Lo vediamo. Pensiamo a quei genitori che faticano tutta la vita per crescere bene i figli e lasciare loro qualcosa per il futuro. Che bello quando questo messaggio è compreso, e i figli sono grati e a loro volta diventano solidali tra loro come fratelli! E’ vero. È triste, invece, quando litigano per l’eredità – ho visto tanti casi, è triste –, e sono in lotta l’uno contro l’altro, e magari non si parlano per i soldi, non si parlano per anni! Il messaggio del papà e della mamma, il loro lascito più prezioso, non sono i soldi: è l’amore, è l’amore con cui donano ai figli tutto quello che hanno, proprio come fa Dio con noi, e così ci insegnano ad amare.

Cari fratelli e sorelle, buona domenica! Oggi il Vangelo ci parla di Gesù che, dopo il miracolo dei pani e dei pesci, invita le folle, che lo cercano, a riflettere su ciò che è accaduto, per comprenderne il senso (cfr Gv 6,24-35). Avevano mangiato quel cibo condiviso e avevano potuto vedere come, pur con poche risorse, con la generosità e il coraggio di un ragazzo, che aveva messo a disposizione degli altri ciò che aveva, tutti si erano sfamati a sazietà (cfr Gv 6,1-13). Il segno era chiaro: se ciascuno dona agli altri ciò che ha, con l’aiuto di Dio, anche con poco tutti possono avere qualcosa. Non dimenticate questo: se uno dona agli altri ciò che ha, con l’aiuto di Dio, anche con poco tutti possono avere qualcosa. Non dimenticate questo.

E loro non hanno capito: hanno scambiato Gesù per una specie di prestigiatore, e sono tornati a cercarlo, sperando che ripetesse il prodigio come se fosse una magia (cfr v. 26).

Sono stati protagonisti di un’esperienza per il loro cammino, ma non ne hanno colto la portata: la loro attenzione si è concentrata solo sui pani e sui pesci, sul cibo materiale, che è finito subito. Non si sono accorti che quello era solo uno strumento, attraverso cui il Padre, mentre saziava la loro fame, rivelava loro qualcosa di molto più importante. E cosa rivelava il Padre? La via della vita che dura per sempre e il gusto del pane che sazia oltre ogni misura. Il vero pane, insomma, era ed è Gesù, il suo Figlio amato fatto uomo (cfr v. 35), venuto a condividere la nostra povertà per guidarci, attraverso di essa, alla gioia della comunione piena con Dio e con i fratelli (cfr Gv 3,16).

Le cose materiali non riempiono la vita, ci aiutano ad andare avanti e sono importanti, ma non riempiono la vita: solo l’amore lo può fare (cfr Gv 6,35). E perché ciò accada la strada da imboccare è quella della carità che non tiene nulla per sé, ma condivide tutto. La carità condivide tutto.

E questo non succede anche nelle nostre famiglie? Lo vediamo. Pensiamo a quei genitori che faticano tutta la vita per crescere bene i figli e lasciare loro qualcosa per il futuro. Che bello quando questo messaggio è compreso, e i figli sono grati e a loro volta diventano solidali tra loro come fratelli! E’ vero. È triste, invece, quando litigano per l’eredità – ho visto tanti casi, è triste –, e sono in lotta l’uno contro l’altro, e magari non si parlano per i soldi, non si parlano per anni! Il messaggio del papà e della mamma, il loro lascito più prezioso, non sono i soldi: è l’amore, è l’amore con cui donano ai figli tutto quello che hanno, proprio come fa Dio con noi, e così ci insegnano ad amare.

Chiediamoci, allora: io che rapporto ho con le cose materiali? Ne sono schiavo, oppure le uso con libertà, come strumenti per donare e ricevere amore? Io so dire “grazie”, “grazie”, a Dio e ai fratelli per i doni ricevuti, e so condividere con gli altri?

Maria, che ha donato a Gesù tutta la sua vita, ci insegni a fare di ogni cosa uno strumento d’amore.

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Dopo l’Angelus

Cari fratelli e sorelle!

Venerdì scorso a Bkerke, in Libano, è stato beatificato il Patriarca Stefano Douayhy, che guidò con saggezza la Chiesa Maronita dal 1670 al 1704, in un’epoca difficile segnata anche da persecuzioni. Maestro di fede e pastore sollecito, fu testimone di speranza sempre accanto alla gente. Anche oggi il popolo libanese soffre tanto! In particolare, penso alle famiglie delle vittime dell’esplosione del Porto di Beirut. Auspico che si faccia presto giustizia e verità. Il nuovo Beato sostenga la fede e la speranza della Chiesa in Libano, e interceda per questo amato Paese. Un applauso al nuovo Beato!

Seguo con grandissima preoccupazione quanto sta accadendo in Medio Oriente, e auspico che il conflitto, già terribilmente sanguinoso e violento, non si estenda ancora di più. Prego per tutte le vittime, in particolare per i bambini innocenti, ed esprimo vicinanza alla comunità drusa in Terra Santa e alle popolazioni in Palestina, Israele, e Libano. Non dimentichiamo il Myanmar. Si abbia il coraggio di riprendere il dialogo perché cessi subito il fuoco a Gaza e su tutti i fronti, si liberino gli ostaggi, si soccorrano le popolazioni con gli aiuti umanitari. Gli attacchi, anche quelli mirati, e le uccisioni non possono mai essere una soluzione. Non aiutano a percorrere il cammino della giustizia, il cammino della pace, ma generano ancora più odio e vendetta. Basta, fratelli e sorelle! Basta! Non soffocate la parola del Dio della Pace ma lasciate che essa sia il futuro della Terra Santa, del Medio Oriente e del mondo intero! La guerra è una sconfitta!

Altrettanta preoccupazione esprimo per il Venezuela, che sta vivendo una situazione critica. Rivolgo un accorato appello a tutte le parti a cercare la verità, ad esercitare moderazione, ad evitare ogni tipo di violenza, a comporre i contenziosi con il dialogo, ad avere a cuore il vero bene della popolazione e non interessi di parte. Affidiamo questo Paese all’intercessione di Nostra Signora di Coromoto, tanto amata e venerata dai venezuelani, e alla preghiera del Beato Josè Gregorio Hernandez, la cui figura tutti accomuna.

Esprimo la mia vicinanza alle popolazioni indiane, in particolare del Kerala, duramente colpite da piogge torrenziali, che hanno provocato numerose frane, causando perdite in vite umane, numerosi sfollati e ingenti danni. Vi invito ad unirvi alla mia preghiera per coloro che hanno perso la vita e per tutte le persone provate da così devastante calamità.

Oggi, memoria del Santo Curato d’Ars, in alcuni Paesi si celebra la “festa del parroco”. Esprimo la mia vicinanza e anche la mia gratitudine a tutti quei parroci che con zelo e generosità, talvolta fra tante sofferenze, si consumano per Dio e il popolo. Pensiamo ai nostri parroci: un bell’applauso ai nostri parroci!

Saluto voi, romani e pellegrini d’Italia e di tanti Paesi, in particolare il gruppo della Repubblica Ceca, la Compagnia di Sant’Orsola, i fedeli di Chiusa Sclafani e Siderno, i giovani di San Vito dei Normanni, i ragazzi della parrocchia Sacro Cuore di Padova e i ciclisti venuti da Sambuceto. Con gioia mando un saluto ai partecipanti al 1° Festival dei giovani del Portogallo, in corso a Fatima. Cari giovani, vedo che l’esperienza entusiasmante dello scorso anno a Lisbona continua a dare frutti. Grazie a Dio! Prego per voi e, per favore, pregate per me alla Cappella delle apparizioni.

Auguro a tutti una buona domenica. E per favore non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!

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