Viaggio Apostolico di Papa Francesco in Indonesia, Papua Nuova Guinea, Timor-Leste, Singapore. Santa Messa e recita dell’Angelus

Questa mattina, lasciata la Nunziatura Apostolica, il Santo Padre Francesco si è trasferito in auto al Sir John Guise Stadium per la celebrazione della Santa Messa.

Al Suo arrivo, dopo aver effettuato un giro in golf-cart tra i circa 35.000 fedeli presenti e dopo l’esecuzione iniziale di una danza tradizionale, alle ore 8.10 (00.10 ora di Roma), il Papa ha presieduto la Celebrazione Eucaristica in lingua inglese nella XXIII Domenica del Tempo Ordinario.

Nel corso della Santa Messa, dopo la proclamazione del Vangelo, il Santo Padre ha pronunciato l’omelia.

Al termine della Celebrazione, dopo le parole di ringraziamento dell’Arcivescovo di Port Moresby, Em.mo Card. John Ribat, M.S.C., il Papa ha guidato la recita dell’Angelus. Quindi, dopo la benedizione finale, Papa Francesco ha incontrato brevemente il Primo Ministro di Papua Nuova Guinea, S.E. il Signor James Marape, e successivamente, dopo essersi congedato dalle Autorità civili e religiose, è rientrato in auto alla Nunziatura Apostolica.

Pubblichiamo di seguito l’omelia che il Santo Padre ha pronunciato nel corso della Celebrazione Eucaristica:

Omelia del Santo Padre

La prima parola che oggi il Signore ci rivolge è: «Coraggio, non temete!» (Is 35,4). Il profeta Isaia lo dice a tutti coloro che sono smarriti di cuore. Egli in questo modo incoraggia il suo popolo e, pur in mezzo alle difficoltà e alle sofferenze, lo invita a levare lo sguardo in alto, verso un orizzonte di speranza e di futuro: Dio viene a salvarci, Egli verrà e, in quel giorno, «si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi» (Is 35,5).

Questa profezia si realizza in Gesù. Nel racconto di San Marco vengono messe in evidenza soprattutto due cose: la lontananza del sordomuto e la vicinanza di Gesù.

La lontananza del sordomuto. Quest’uomo si trova in una zona geografica che, con il linguaggio di oggi, chiameremmo “periferia”. Il territorio della Decapoli si trova oltre il Giordano, lontano dal centro religioso che è Gerusalemme. Ma quell’uomo sordomuto vive anche un altro tipo di lontananza; egli è lontano da Dio e, è lontano dagli uomini perché non ha la possibilità di comunicare: è sordo e quindi non può ascoltare gli altri, è muto e quindi non può parlare con gli altri. Quest’uomo è tagliato fuori dal mondo, è isolato, è prigioniero della sua sordità e del suo mutismo e, perciò, non può aprirsi agli altri per comunicare.

E allora possiamo leggere questa condizione di sordomuto anche in un altro senso, perché può accaderci di essere tagliati fuori dalla comunione e dell’amicizia con Dio e con i fratelli quando, più che le orecchie e la lingua, ad essere bloccato è il cuore. Ci sono una sordità interiore e un mutismo del cuore che dipendono da tutto ciò che ci chiude in noi stessi, ci chiude a Dio e, ci chiude agli altri: l’egoismo, l’indifferenza, la paura di rischiare e di metterci in gioco, il risentimento, l’odio, e l’elenco potrebbe continuare. Tutto ciò ci allontana: da Dio, ci allontana dai fratelli, e anche da noi stessi; e ci allontana dalla gioia di vivere.

A questa lontananza, fratelli e sorelle, Dio risponde con il contrario, con la vicinanza di Gesù. Nel suo Figlio, Dio vuole mostrare anzitutto questo: che Egli è il Dio vicino, il Dio compassionevole, che si prende cura della nostra vita, che supera tutte le distanze. E nel brano del Vangelo, infatti, vediamo Gesù che si reca in quei territori periferici, uscendo dalla Giudea, per andare incontro ai pagani (cfr Mc 7,31).

Con la sua vicinanza, Gesù guarisce, guarisce il mutismo e la sordità dell’uomo: quando infatti ci sentiamo lontani, oppure scegliamo di tenerci a distanza – a distanza da Dio, a distanza dai fratelli, a distanza da chi è diverso da noi – allora ci chiudiamo, ci barrichiamo in noi stessi e finiamo per ruotare solo intorno al nostro io, sordi alla Parola di Dio e al grido del prossimo e perciò incapaci di parlare con Dio e col prossimo.

E voi, fratelli e sorelle, che abitate questa terra così lontana, forse avete l’immaginazione di essere separati, separati dal Signore, separati dagli uomini, e questo non va, no: voi siete uniti, uniti nello Spirito Santo, uniti nel Signore! E il Signore dice ad ognuno di voi: “Apriti!”. Questa è la cosa più importante: aprirci a Dio, aprirci ai fratelli, aprirci al Vangelo e farlo diventare la bussola della nostra vita.

Anche a voi oggi il Signore dice: “Coraggio, non temere, popolo papuano! Apriti! Apriti alla gioia del Vangelo, apriti all’incontro con Dio, apriti all’amore dei fratelli”. Che nessuno di noi rimanga sordo e muto dinanzi a questo invito. E in questo cammino vi accompagni il Beato Giovanni Mazzucconi: tra tanti disagi e ostilità, egli ha portato Cristo in mezzo a voi, perché nessuno restasse sordo dinanzi al gioioso Messaggio della salvezza, e a tutti si potesse sciogliere la lingua per cantare l’amore di Dio. Che sia così, oggi, anche per voi!

 – Le parole del Papa alla recita dell’Angelus

Al termine della Santa Messa al Sir John Guise Stadium, dopo le parole di ringraziamento dell’Arcivescovo di Port Moresby, Em.mo Card. John Ribat, M.S.C., il Papa ha guidato la recita dell’Angelus.

Dopo la benedizione, il Santo Padre si è congedato dalle Autorità civili e religiose ed è rientrato in auto alla Nunziatura Apostolica.

Pubblichiamo di seguito le parole del Papa nell’atto di introdurre la preghiera mariana:

Cari fratelli e sorelle, prima di concludere questa celebrazione, ci rivolgiamo alla Vergine Maria con la preghiera dell’Angelus. A lei affido il cammino della Chiesa in Papua Nuova Guinea e nelle Isole Salomone. Maria aiuto dei cristiani – Maria Helpim vi accompagni e vi protegga sempre: rafforzi l’unione delle famiglie, renda belli e coraggiosi i sogni dei giovani, sostenga e consoli gli anziani, conforti i malati e i sofferenti!

E da questa terra così benedetta dal Creatore, vorrei insieme a voi invocare, per intercessione di Maria Santissima, il dono della pace per tutti i popoli. In particolare, lo chiedo per questa grande regione del mondo tra Asia, Oceania e Oceano Pacifico. Pace, pace per le Nazioni e anche per il creato. No al riarmo e allo sfruttamento della casa comune! Sì all’incontro tra i popoli e le culture, sì all’armonia dell’uomo con le creature!

Maria Helpim, Regina della pace, aiutaci a convertirci ai disegni di Dio, che sono disegni di pace e di giustizia per la grande famiglia umana!

In questa domenica, in cui ricorre la festa liturgica della Natività di Maria, il nostro pensiero lo rivolgiamo al Santuario di Lourdes, che purtroppo è stato colpito da un’inondazione.

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