Il Papa: Quello che salva il mondo è la gratuità dell’amore. E l’amore non si compra, non si vende: è gratuito, è donazione di sé stessi
Siate liberi, ma liberi in armonia con la vostra dignità. Non accontentatevi di essere “stelle per un giorno”, stelle sui social o in qualsiasi altro contesto! Io ricordo, una volta, una giovane che voleva farsi vedere – era bella – nella mia terra. E per andare a una festa si è truccata totalmente. Io pensai: “Dopo il trucco, cosa resta?”. Non truccatevi l’anima, non truccatevi il cuore; siate come siete: sinceri, trasparenti. Non siate “stelle per un giorno” sui social o in qualsiasi altro contesto. Il cielo in cui siete chiamati a brillare è più grande: è il cielo dell’amore, è il cielo di Dio, l’amore infinito del Padre che si riflette in tante piccole luci: nell’affetto fedele degli sposi, nella gioia innocente dei bambini, nell’entusiasmo dei giovani, nella cura degli anziani, nella generosità dei consacrati, nella carità verso i poveri, nell’onestà del lavoro.
Alle ore 9.30 di questa mattina, nella Basilica Vaticana, il Santo Padre Francesco ha presieduto la Santa Messa nella Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo, in occasione della ricorrenza diocesana della XXXIX Giornata Mondiale della Gioventù sul tema: “Quanti sperano nel Signore camminano senza stancarsi” (cfr Is 40,31).
Al termine della Celebrazione, prima della benedizione finale, ha avuto luogo il passaggio della Croce, simbolo della Giornata Mondiale della Gioventù, dalla rappresentanza dei giovani portoghesi ai giovani coreani.
Pubblichiamo di seguito il testo dell’omelia e le parole che il Papa ha pronunciato nel corso della Celebrazione Eucaristica:
Alla fine dell’anno liturgico la Chiesa celebra la Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re, Re dell’Universo. Ci invita a guardare a Lui, guardare il Signore, origine e compimento di ogni cosa (cfr Col 1,16-17), il cui «regno non sarà mai distrutto» (Dn 7,14).
È una contemplazione che eleva ed entusiasma. Se però poi ci guardiamo attorno, quello che vediamo appare diverso, e in noi possono sorgere interrogativi inquietanti. Cosa dire delle guerre, delle violenze, dei disastri ecologici? E che pensare dei problemi che anche voi, cari giovani, dovete affrontare, guardando al domani: la precarietà del lavoro, l’incertezza economica e non solo, le divisioni e le disparità che polarizzano la società? Perché succede tutto questo? E cosa possiamo fare per non esserne schiacciati? È vero, si tratta di domande difficili, ma sono domande importanti.
Per questo oggi, mentre in tutte le Chiese celebriamo la Giornata Mondiale della Gioventù, io vorrei proporre specialmente a voi giovani, alla luce della Parola di Dio, di riflettere su tre aspetti, che possono aiutarci a procedere con coraggio nel nostro cammino, attraverso le sfide che incontriamo. E questi aspetti sono: le accuse, i consensi e la verità. Le accuse, i consensi e la verità.
Primo: le accuse. Il Vangelo odierno ci presenta Gesù nei panni dell’imputato (cfr Gv 18,33-37). È – come si dice – “alla sbarra”, in tribunale. A interrogarlo c’è Pilato, il rappresentante dell’Impero Romano, nel quale possiamo vedere raffigurati tutti i poteri che nella storia opprimono i popoli con la forza delle armi. A Pilato Gesù non interessa. Però sa che la gente lo segue, ritenendolo una guida, un maestro, il Messia, e il Procuratore non può permettere che qualcuno crei scompiglio e turbamento nella “pace militarizzata” del suo distretto. Perciò accontenta i nemici potenti di questo profeta indifeso: lo processa e minaccia di condannarlo a morte. E Lui, che ha sempre e solo predicato la giustizia, la misericordia e il perdono, non ha paura, non si lascia intimidire, e nemmeno si ribella: Gesù rimane fedele alla verità che ha annunciato, fedele fino al sacrificio della vita.
Cari giovani, forse a volte può capitare anche a voi di essere messi “sotto accusa” per il fatto di seguire Gesù. A scuola, tra amici, negli ambienti che frequentate, ci può essere chi vuole farvi sentire sbagliati perché siete fedeli al Vangelo e ai suoi valori, perché non vi omologate, non vi piegate a fare come tutti gli altri. Voi, però, non abbiate paura delle “condanne”, non preoccupatevi: prima o poi le critiche e le accuse false cadono e i valori superficiali che le sostengono si rivelano per quello che sono, illusioni. Care giovani e cari giovani, state attenti a non lasciarvi ubriacare dalle illusioni. Per favore, siate concreti. La realtà è concreta. State attenti alle illusioni.
Ciò che resta, come Cristo ci insegna, è altro: sono le opere dell’amore. Questo è ciò che rimane e che rende bella la vita! Il resto non conta. L’amore concreto nelle opere. Perciò, vi ripeto: non abbiate paura delle “condanne” del mondo. Continuate ad amare! Ma ad amare alla luce del Signore, a dare la vita per aiutare gli altri.
E veniamo al secondo punto: il consenso. Gesù afferma: «Il mio regno non è di questo mondo» (Gv 18,36). Cosa vuol dire Gesù con questo? “Il mio regno non è di questo mondo”? Perché non fa nulla per garantirsi il successo, per ingraziarsi i potenti, per ottenere appoggi per il suo programma? Perché non lo fa? Come può pensare di cambiare le cose da “sconfitto”? In realtà, Gesù si comporta così perché rifiuta ogni logica di potere (cfr Mc 10,42-45). Gesù è libero da tutto questo!
E anche a voi, giovani cari, farà bene seguire il suo esempio, non lasciandovi contagiare dalla smania – oggi tanto diffusa –, la smania di essere visti, approvati e lodati. Chi si lascia prendere da queste fissazioni, finisce col vivere nell’affanno. Si riduce a “sgomitare”, competere, fingere, scendere a compromessi, svendere i propri ideali pur di avere un po’ di approvazione e di visibilità. Per favore, state attenti a questo. La vostra dignità non è in vendita. Non si vende! State attenti.
Ma Dio vi ama così come siete, non come apparite: davanti a Lui i vostri sogni puri valgono più del successo e della fama – valgono di più –, e la sincerità delle vostre intenzioni vale più dei consensi. Non lasciatevi ingannare da chi, allettandovi con promesse futili, in realtà vuole solo strumentalizzarvi, condizionarvi e usarvi per i propri interessi. State attenti alle strumentalizzazioni. State attenti. State attenti a non essere condizionati. Siate liberi, ma liberi in armonia con la vostra dignità. Non accontentatevi di essere “stelle per un giorno”, stelle sui social o in qualsiasi altro contesto! Io ricordo, una volta, una giovane che voleva farsi vedere – era bella – nella mia terra. E per andare a una festa si è truccata totalmente. Io pensai: “Dopo il trucco, cosa resta?”. Non truccatevi l’anima, non truccatevi il cuore; siate come siete: sinceri, trasparenti. Non siate “stelle per un giorno” sui social o in qualsiasi altro contesto. Il cielo in cui siete chiamati a brillare è più grande: è il cielo dell’amore, è il cielo di Dio, l’amore infinito del Padre che si riflette in tante piccole luci: nell’affetto fedele degli sposi, nella gioia innocente dei bambini, nell’entusiasmo dei giovani, nella cura degli anziani, nella generosità dei consacrati, nella carità verso i poveri, nell’onestà del lavoro. Pensate a queste cose, che vi faranno forti, tutti voi giovani. Queste piccole luci: l’affetto fedele degli sposi – cosa bella –, la gioia innocente dei bambini – è una bella gioia questa! –; l’entusiasmo dei giovani – siate entusiasti, tutti voi! –; la cura degli anziani. Una domanda: voi avete cura degli anziani? Andate a trovare i nonni? Siate generosi nella vostra vita e caritatevoli verso i poveri, nell’onestà del lavoro. Questo è il firmamento vero, in cui splendere come astri nel mondo (cfr Fil 2,15): e per favore non ascoltate chi, mentendo, vi dice il contrario! Non sono i consensi a salvare il mondo, né a rendere felici. Quello che salva il mondo è la gratuità dell’amore. E l’amore non si compra, non si vende: è gratuito, è donazione di sé stessi.
E veniamo così al terzo punto: la verità. Cristo è venuto nel mondo «per dare testimonianza alla verità» (Gv 18,37), e lo ha fatto insegnandoci ad amare Dio e i fratelli (cfr Mt 22,34-40; 1 Gv 4,6-7). È solo lì, infatti, nell’amore, che trova luce e senso la nostra esistenza (cfr 1Gv 2,9-11). Altrimenti rimaniamo prigionieri di una grande menzogna. E qual è la grande menzogna? Quella dell’“io” che basta a sé stesso (cfr Gen 3,4-5), radice di ogni ingiustizia e infelicità. L’”io” che si rivolge a sé stesso – io, me, con me, sempre “io” – e non ha la capacità di guardare gli altri, di interloquire con gli altri. State attenti a questa malattia dell’”io” rivolto a se stesso.
Cristo, che è via, verità e vita (cfr Gv 14,6), spogliandosi di tutto e morendo nudo sulla croce per la nostra salvezza, ci insegna che solo nell’amore anche noi possiamo vivere, crescere e fiorire nella nostra piena dignità (cfr Ef 4,15-16). Altrimenti, come scriveva a un amico il Beato Pier Giorgio Frassati – un giovane come voi – non si vive più, ma si “vivacchia” (cfr Lettera a Isidoro Bonini, 27 febbraio 1925). Noi vogliamo vivere, non vivacchiare, e perciò ci sforziamo di testimoniare la verità nella carità, amandoci come Gesù ci ha insegnato (cfr Gv 15,12).
Sorelle e fratelli, non è vero, come alcuni pensano, che gli eventi del mondo sono “sfuggiti” dalle mani di Dio. Non è vero che la storia la fanno i violenti, i prepotenti, gli orgogliosi. Molti mali che ci affliggono sono opera dell’uomo, inganno dal Maligno, ma tutto è sottoposto, alla fine, al giudizio di Dio . Quelli che distruggono la gente, che fanno le guerre, che faccia avranno quando si presenteranno davanti al Signore? “Perché hai fatto quella guerra? Perché hai ucciso?”. E loro, cosa risponderanno? Pensiamo a questo, e anche a noi. Noi non facciamo la guerra, noi non uccidiamo, ma ho fatto questo, questo, questo … Quando il Signore ci dirà: “Ma perché hai fatto questo? Perché sei stato ingiusto in questo? Perché hai speso questi soldi nella tua vanità?”. Anche a noi il Signore domanderà queste cose. Il Signore ci lascia liberi, ma non ci lascia soli: pur correggendoci quando cadiamo, non smette mai di amarci e, se lo vogliamo, di risollevarci, perché possiamo riprendere il cammino.
Al termine di questa Eucaristia, i giovani portoghesi affideranno i simboli della Giornata Mondiale della Gioventù ai giovani coreani: la Croce e l’Icona di Maria Salus Populi Romani. Anche questo è un segno: un invito, per tutti noi, a vivere e portare il Vangelo in ogni parte della terra, senza fermarci e senza scoraggiarci, rialzandoci dopo ogni caduta e non smettendo mai di sperare, come dice il Messaggio di questa Giornata: “Quanti sperano nel Signore camminano senza stancarsi” (cfr Is 40,31). Voi, giovani coreani, riceverete la Croce del Signore, Croce di vita, segno di vittoria, ma non da sola: la riceverete con la Mamma. È Maria ad accompagnarci sempre verso Gesù; è Maria che nei momenti difficili è accanto alla Croce nostra per aiutarci, perché Lei è Madre, Lei è Mamma. È la nostra Mamma. Pensate a Maria.
Teniamo gli occhi fissi su Gesù, sulla sua Croce, e su Maria, nostra Madre: così, anche nelle difficoltà, troveremo la forza di andare avanti, senza temere le accuse, senza bisogno dei consensi, con la propria dignità, con la propria sicurezza di essere salvati e di essere accompagnati dalla Mamma, Maria, senza fare dei compromessi, senza maquillage spirituale. La vostra dignità non ha bisogno di essere truccata. Andiamo avanti, contenti di essere per tutti, di essere nell’amore, e essere testimoni della verità. E per favore, non perdere la gioia. Grazie.
Parole pronunciate dal Santo Padre durante il passaggio dei simboli della GMG
Desidero salutare tutti voi, giovani qui presenti, e i giovani di tutto il mondo, in maniera particolare la delegazione venuta dal Portogallo, dove si è svolta, lo scorso anno, la Giornata Mondiale della Gioventù, e la delegazione della Corea del Sud, che organizzerà la prossima a Seul nel 2027. Tra poco i giovani portoghesi consegneranno i simboli della GMG – la Croce e l’icona di Maria Salus Populi Romani – ai giovani coreani. Questi simboli vennero affidati ai giovani da San Giovan Paolo II perché li portassero in tutto il mondo.
E voi, cari giovani coreani, adesso tocca a voi! Portando la Croce in Asia voi annuncerete a tutti l’amore di Cristo. Abbiate coraggio! Abbiate il coraggio di testimoniare la speranza di cui abbiamo più che mai bisogno oggi. Là, dove passeranno questi simboli, possano crescere la certezza dell’amore invincibile di Dio e la fratellanza tra i popoli. E per tutti i giovani vittime dei conflitti e delle guerre, la Croce del Signore e l’icona di Maria Santissima, siano sostegno e consolazione.