Il caso Latina in Commissione Antimafia, le dichiarazioni del procuratore Prestipino
Il procuratore aggiunto di Roma, Michele Prestipino Giarritta ieri sera, 29 gennaio, è stato ascoltato in audizione dalla Commissione Parlamentare Antimafia ed ha fatto il punto delle indagini che hanno coinvolto il territorio di Latina e il sud della provincia pontina, anche alla luce delle dichiarazioni dei due collaboratori di giustizia Renato Pugliese e Agostino Riccardo, appartenenti al clan Di Silvio, che stanno svelando gli affari del clan e i rapporti con la politica. “Stiamo facendo un lavoro di valutazione complessiva e di riscontro dei collaboratori anche sul versante dei rapporti con la politica locale”. “Abbiamo raccolto una serie di dichiarazioni – ha continuato il procuratore – che riguardano soprattutto alcune vicende attinenti a competizioni elettorali e altre vicende che riguardano intimidazioni ad amministrazioni locali”. E ha ricordato come siano state accertate sul territorio pontino estorsioni ai danni di titolari di studi legali, sottolineando che “è stata ricevuta una denuncia del Consiglio dell’ordine degli avvocati di Latina” per forme di intimidazione. Un quadro che era emerso nell’ambito dell’inchiesta che aveva portato a decapitare il clan nell’operazione Alba Pontina. Al di là dei fatti singolarmente contestati “su questo territorio è emerso in linea di massima – ha spiegato Prestipino in commissione – un utilizzo degli uomini del clan di Silvio per attività di campagna elettorale con un vero e proprio prezzario”. Proprio ieri un nuovo atto dell’inchiesta coordinata alla Dda di Roma relativa ai rapporti tra clan e politici: l’arresto dell’ex consigliera regionale Gina Cetrone e del marito Umberto Pagliaroli, che avevano fatto ricorso ai Di Silvio, per il tramite di Agostino Riccardo, per recuperare dei crediti da un imprenditore che non aveva pagato e per gestire i manifesti della campagna elettorale di Terracina del 2016. Il Procuratore aggiunto aveva sottolineato che: ”Il territorio diciamo di cui ci occupiamo cosiddetto basso Lazio in particolare il sud pontino territorio di una fortissimo insediamento di sodalizi mafiosi o di pezzi di sodalizi mafiosi in particolare di derivazione dalle mafie tradizionali ed in particolare dalla gruppi di camorra dei casalesi e della ‘ndrangheta ovviamente questo è facilmente comprensibile per ragioni di vicinanza territoriale al confine con la Campania la vicinanza proprio geografica dei casalesi e storicamente anche di presenze calabresi in questo territorio e anche da altrettanti anni da altrettanto lungo tempo teatro anche della presenza della operatività di gruppi criminali autoctoni differenti dai sodalizi mafiosi di origine campana e calabrese che al di là della qualificazione giuridica cioè se associazioni di tipo mafioso o, semplici associazioni criminali dediti alla commissione di delitti sono e hanno costituito un ulteriore motivo di allarme di preoccupazione per la sicurezza la tenuta del tessuto economico, sociale, politico”.