La Parola: “Signore accoglimi come sono e fammi come tu vuoi!”.

Dal Vangelo (Mt 20,17-28) Mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i dodici discepoli e lungo il cammino disse loro: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani perché venga deriso e flagellato e crocifisso, e il terzo giorno risorgerà». Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedeo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato». Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dóminano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

Cari lettori e lettrici di Cronaca e Legalità News, anche questa mattina vi condivido una breve meditazione per sostenerci reciprocamente in questo tempo di tensione a causa dell’emergenza del Covid-19. Oggi vi propongo un insegnamento di Gesù sullo stile che deve caratterizzare le relazioni tra cristiani. È un insegnamento che Gesù ha lasciato ai discepoli (e quindi anche a noi) dopo che gli era stata rivolta una richiesta da parte della madre degli apostoli Giacomo e Giovanni: “Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno”. Gesù aveva cercato di far capire alla donna e ai suoi due figli, di non essersi resi pienamente conto di ciò che stavano chiedendo: potevano forse bere lo stesso calice del maestro? Assolutamente no! Il calice era la sua futura passione, che per altro egli aveva appena annunciato e profetizzato proprio a quegli apostoli i quali dimostravano di non aver compreso un bel nulla!

SAN GIACOMO

Per ora i due erano incapaci di accompagnare il maestro fino al calvario, anche se sarebbe giunto un giorno in cui avrebbero condiviso le stesse sofferenze del loro Signore. Giacomo, infatti, sarebbe morto martire durante le primissime persecuzioni cristiane e Giovanni, invece, sarebbe stato esiliato sull’isola di Patmos. La richiesta della madre dei due apostoli aveva suscitato anche l’indignazione degli altri apostoli. E ciò non perché fossero più disinteressati ai posti di prestigio, ma in quanto anch’essi desiderosi di primeggiare. È bello vedere, cari amici, che i vangeli non ci nascondono le miserie e le meschinità degli apostoli. È una – secondo me – delle prove dell’autenticità dei vangeli stessi, poiché se fossero un’opera puramente umana, si sarebbe scelto di tacere e nascondere i difetti dei discepoli del Cristo. Questo ci fa comprendere che Gesù non sceglie discepoli perfetti, santi e privi di miserie. Al contrario egli chiama persone con ricchezze e miserie, come ognuno di noi. Egli sceglie persone che sono come pietre preziose allo stato grezzo, che hanno bisogno di essere lavorate. Egli non vede nel discepolo (e quindi in noi) le scorie che ricoprono la pietra preziosa, ma va al di là e vede già la pietra preziosa che brilla!

SAN GIOVANNI

Ecco perché dovremmo sempre dire a Gesù: “Signore accoglimi come sono e fammi come tu vuoi!”. Sarà la collaborazione tra la Sua grazia e la nostra libertà a fare in modo che in ognuno di noi possa emergere la pietra preziosa nascosta. Ecco allora l’infinita pazienza di Gesù che vedendo la piccolezza degli apostoli, coglie l’occasione per educarli (ed educare noi) ad uno stile diverso di relazioni: lo stile del servizio. “Ma Gesù li chiamò a sé e disse: Voi sapete che i governanti delle nazioni dóminano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti”.Gesù ricorda agli apostoli e a noi, che le nostre relazioni non devono essere segnate dal dominio e dall’oppressione, ma dal servizio e dall’amore. Il cristiano è colui che pone la sua vita a servizio dell’altro per amore, allo stesso modo di come ha fatto il Maestro, il quale è venuto nel mondo non per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto di tutti. Ma come arrivare a vivere delle relazioni che siano caratterizzate dal servizio? Ecco una strada semplice insegnataci da Madre Teresa:

SANTA TERESA DI CALCUTTA

Il frutto del silenzio è la preghiera,

Il frutto della preghiera è la fede,

Il frutto dell’amore è il servizio,

Il frutto del servizio è la pace”.

In questo tempo in cui siamo obbligati a stare nelle nostre case, riscopriamo il valore del silenzio e della preghiera, e allora le nostre relazioni diventeranno relazioni segnate dall’amore e dal dono e non più relazioni di dominio, rivalità e competizione. Auguro a tutti una buona giornata.

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