Operazione “Grande Raccordo Criminale” 51 arresti, picchiatori per riscuotere crediti.
Un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. del l Tribunale di Roma, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, con il Procuratore Capo f.f. Michele Prestipino Giarritta è stata eseguita nei confronti di 51 persone (50 in carcere e 1 ai domiciliari), appartenenti a un’organizzazione criminale dedita al traffico di sostanze stupefacenti, con base nella Capitale. Quattrocento militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma, con il supporto di elicotteri ed unità cinofile, hanno eseguito nel Lazio, in Calabria e in Sicilia gli arresti.In seguito alle indagini coordinate dalla D.D.A. capitolina, gli specialisti del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria hanno smantellato uno strutturato sodalizio dedito al traffico di cocaina e hashish, capeggiato dai pregiudicati Francesco Piscitelli (il capo ultrà ucciso il 7 agosto scorso al Parco degli Acquedotti) e F.F. F., in particolare, si colloca sulla scena criminale quale importante broker del narcotraffico capitolino, dotato di qualificate relazioni sia sul fronte degli approvvigionamenti di droga – risultando in affari con soggetti contigui a organizzazioni di matrice mafiosa (cosca di ‘ndrangheta B.), quali i fratelli E. e L. C., entrambi destinatari del provvedimento cautelare – sia rispetto a un nutrito “portafoglio clienti”. Questi ultimi rappresentano gli acquirenti all’ingrosso che, a loro volta, sono i referenti/responsabili di sotto-gruppi criminali che riforniscono le diverse “piazze” di spaccio di quartiere, esercitando il business della droga sull’intero territorio della Capitale (con basi a Nord nel quartiere Bufalotta, a Est nei quartieri San Basilio, Colli Aniene, Tor Bella Monaca e Borghesiana, a Sud nei quartieri Tuscolano e Romanina, a Ovest nei quartieri Ostia e Primavalle) e nelle zone limitrofe (comuni di Frascati, Ardea e Artena), secondo una vera e propria logica imprenditoriale di divisione dei compiti. Suggestiva l’espressione con la quale F. manifesta a un sodale l’influenza esercitata sul mercato illegale capitolino: “…la devo dà a tutta Roma …”.Parallelamente alle attività illecite strettamente connesse al traffico di droga, le indagini hanno consentito di ricostruire il ruolo di F.P., alias “Diabolik”, il quale, comunque coinvolto nella compravendita di stupefacenti, si ergeva a figura di riferimento nel “controllo” del territorio, nonché di garanzia e affidabilità dell’associazione, che si avvantaggiava della sua leadership. P. godeva, infatti, di un particolare riconoscimento nella malavita e operava avvalendosi di soggetti, alcuni dei quali coinvolti anche nella presente associazione dedita al traffico di droga (E.A. alias “Pluto”, A.M., A.T.), che fanno parte di una frangia ultrà di tifosi di cui era divenuto capo. Le investigazioni hanno fatto emergere uno spaccato delittuoso che vede il sodalizio di narcotrafficanti evolversi e costituire una “batteria di picchiatori” (“…oh gli ho preparato una macchina, li massacriamo tutti eh…”) composta da soggetti appositamente incaricati dell’esecuzione di attività estorsive per il recupero dei crediti maturati nell’ambito del traffico di droga, mediante l’impiego della violenza, non escludendo l’uso delle armi (“…vabbè spariamogli, che dobbiamo fare?…).Una batteria che agisce in concreto: sono almeno due gli episodi di estorsione con metodi violenti ricostruiti. Il primo ai danni di un vecchio compagno di cella di F. che, responsabile di non aver onorato un pregresso debito di droga di circa 100.000 euro, diviene vittima di una brutale aggressione, prima di cedere alle richieste dei vertici del sodalizio. Il secondo episodio estorsivo matura, invece, nei confronti di altri due soggetti già noti alle cronache giudiziarie per i loro trascorsi nel settore del narcotraffico. Ancora una volta, dopo le minacce di morte, gli associati riescono a farsi promettere di farsi dare 90.000 euro. L’operatività del sodalizio è garantita e supportata anche dal ricorso a propri sistemi di comunicazione all’avanguardia, quali sono quelli forniti dall’associato A.T., già tratto in arresto nell’ottobre del 2013 per aver favorito la breve latitanza di P.. T., alias “Tavoletta”, è un tecnico informatico, titolare di una società con sede a Dubai (Emirati Arabi Uniti), operante nel settore del controspionaggio industriale e delle telecomunicazioni, che esegue bonifiche sulle autovetture e nelle abitazioni degli associati, fornisce sistemi di comunicazione criptati che convogliano i dati presso server ubicati negli Emirati, così da rendere il sistema ancora più impenetrabile agli investigatori. La costante e immediata disponibilità di rilevanti somme di denaro permette all’organizzazione criminale di ottenere condizioni economiche favorevoli nel corso delle trattative promosse con i fornitori dello stupefacente. Potendo pagare con la formula “subito e cash”, il prezzo ottenuto è sempre vantaggioso e il “giro” si allarga a dismisura, anche perché il sodalizio garantisce poi la consegna “a domicilio” da parte di F.B. e D.V.G..Accanto ai promotori del sodalizio, si affianca una schiera di acquirenti “all’ingrosso” che, in ragione dello stabile rapporto di fornitura che li lega, sono considerati parimenti associati all’organizzazione, garantendole costanti disponibilità economiche, fondamentali per la sua esistenza e operatività.Tra questi spiccano i fratelli N. ed E. P., originari del Sudamerica ma residenti sul litorale pontino. I due sono tra i più affidabili acquirenti selezionati dal F., cui si aggiungono A., S.P., P.S., S.C., A.C., A.B., G.C., A.D.G. e S.D.G. – questi ultimi due contigui al clan dei C. – R.M. e M.T..Nonostante l’elevato numero degli associati (trentadue), l’organizzazione criminale è comunque aperta alle nuove occasioni di profitto generate dai soggetti che ruotano attorno ad essa. Questi ultimi, che siano fornitori occasionali (come i fratelli C. o M.C.), acquirenti saltuari (G.A., M.D.V., F.D.T., R.A., D.P.) ovvero, ancora, corrieri e factotum arruolabili all’occorrenza (U.S., M.A. e L.C.), riconoscono il sodalizio e ne individuano un’opportunità di investimento. Nell’ambito delle indagini, svolte nel periodo febbraio-novembre 2018, è stata ricostruita la compravendita di circa kg. 250 di cocaina e kg. 4.250 di hashish, per un valore complessivo stimato “al dettaglio” di circa 120 milioni di euro. L’attività repressiva nel contempo condotta ha consentito di evitare che parte dello stupefacente (oltre kg. 60 di cocaina e circa kg. 3.800 di hashish) venisse immessa sul mercato. In occasione dei sequestri operati sono state tratte in arresto, in flagranza di reato, 18 persone tra corrieri e fiancheggiatori. L’associazione poteva contare su un flusso costante di droga proveniente dal Sud America (cocaina da Colombia e Brasile) e dal Nord Africa (hashish dal Marocco), garantito dai fornitori abituali, quali D.P., F.M.C. e A.S., tutti destinatari dell’odierna ordinanza.