Il Santo del giorno: San Benedetto abate

Benedetto, fratello di Santa Scolastica, era nato a Norcia intorno al 480, nel bel mezzo dell’epoca segnata dalle invasioni barbariche e dalla caduta dell’Impero Romano d’Occidente. Era discendente della nobile gens Anicia, la stessa a cui apparteneva papa Gregorio Magno (540-604), che attinse alle informazioni di quattro discepoli del santo per scriverne una famosa Vita, contenuta nel secondo libro dei suoi Dialoghi. Da adolescente era stato mandato dai genitori a compiere gli studi letterari a Roma. Ma la constatazione della vita dissoluta di molti giovani (unita alle insidie per l’anima che trovava in parte del sapere mondano) lo convinse presto a lasciare la città in cerca di un luogo solitario, dove poter stare in raccoglimento con Dio. Dopo una tappa intermedia, il giovane raggiunse Subiaco. Qui visse per tre anni in una grotta in totale solitudine. Padre del monachesimo d’Occidente, dichiarato patrono d’Europa nel 1964, nella via della solitudine, fu raggiunto ben presto da alcuni giovani desiderosi di condividerne la vita. Fondò così ben tredici monasteri, con a capo di ognuno un abate. Ma ancora una volta l’invidia per la sua vita esemplare lo costrinse ad abbandonare quei luoghi e lo spinse fino a Cassino, dove sul monte, un tempo luogo di culto profano, edificò un monastero. Sull’altura di Montecassino, san Benedetto compose la sua celebre Regola, che fissa il principio della stabilità del luogo per i monaci e raccoglie il meglio dell’antica tradizione monastica, da san Pacomio a san Basilio (del quale richiamò esplicitamente gli insegnamenti). Perciò San Gregorio ebbe ragione a scrivere: «L’uomo di Dio che brillò su questa terra con tanti miracoli non rifulse meno per l’eloquenza con cui seppe esporre la sua dottrina», spesso riassunta con la massima “Ora et labora”.

Benedetto, infatti, scandì mirabilmente la giornata in momenti di lavoro e preghiera (fu lui a codificare la Liturgia delle Ore, rifacendosi alle parole del salmista: «Sette volte al giorno ti ho lodato»); e indicò nell’equilibrio tra azione e contemplazione la via verso Dio. Centrale è il proposito di fare la volontà divina, attraverso l’obbedienza: «Io mi rivolgo personalmente a te, chiunque tu sia, che avendo deciso di rinunciare alla volontà propria impugni le fortissime e valorose armi dell’obbedienza», scrisse nel prologo della Regola. La sete di salvezza, per sé stesso e per le anime, fu dunque la stella polare di tutta la sua vita. Ancora un pensiero di San Benedetto per concludere:” Bisogna dunque servirsi delle grazie che ci concede per obbedirgli a ogni istante con tanta fedeltà da evitare, non solo che egli giunga a diseredare i suoi figli come un padre sdegnato, ma anche che, come un sovrano tremendo, irritato dalle nostre colpe, ci condanni alla pena eterna quali servi infedeli che non lo hanno voluto seguire nella gloria”.

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