La Chiesa oggi ricorda i Santi Taumaturghi Cosma e Damiano
I Santi Martiri Anargiri Medici Taumaturghi Cosma e Damiano nacquero a Roma, fratelli gemelli e medici di professione. Vissero durante il regno dell’Imperatore Carino (283-284). Cresciuti nella pietà da genitori cristiani, per la loro profonda fede e la purezza delle loro vite ottennero da Dio il dono di guarire i malati. Grazie alla loro generosità e la loro straordinaria bontà verso tutti, i due fratelli convertirono molti a Cristo. I due dicevano agli ammalati: “Non è per nostro potere che vi curiamo, ma per la potenza di Cristo, vero Dio. Credete in Lui e sarete guariti.” Non ricevendo alcuna ricompensa per la cura degli infermi, i santi fratelli furono chiamati “medici anàrgiri”. Si distinguevano per la solerte e benefica operosità verso i malati, con predilezione per i più poveri e gli abbandonati.Dalla città natale per ragioni di studio furono inviati in Siria, dove appresero le scienze, specializzandosi nella medicina. Esercitarono con valentia questa professione a Egea e poi a Ciro, città dell’Asia Minore. Nel loro esercizio professionale miravano oltre che alla cura dei corpi anche al bene delle anime con l’esempio e con la parola. Riuscirono a convertire al cristianesimo molti pagani.
Il libro del “Sinassario” della Chiesa di Costantinopoli riferisce il curioso episodio di una donna, di nome Palladia, la quale in segno di gratitudine per l’ottenuta guarigione, insistette per offrire ai due Santi la ricompensa di tre uova. Al netto rifiuto, la donna reagì rimproverandoli, perché considerò tale atteggiamento come una mancanza di galateo nei suoi riguardi. Ottenne così il risultato che S. Damiano, di nascosto dell’altro, accettasse il piccolo dono, ma anche che il Santo venisse severamente rimproverato da suo fratello.Si ricorda anche la guarigione del diacono Giustiniano i quali sostituirono la gamba persa del diacono, con quella di un etiope ,morto la sera prima,per questo gesto vengono ricordati anche come protettori dei trapiantati. I santi Cosma e Damiano si imposero risolutamente una scelta di vita controcorrente rispetto al paganesimo imperante. Nell’Impero Romano, particolarmente nelle regioni orientali dove il cristianesimo si era propagato con più successo, tra il 286 e il 305 d.C. sotto l’impero di Massimiano e di Diocleziano scoppiarono le persecuzioni. Le maggiori repressioni avvenivano nell’esercito, principalmente a causa del rifiuto da parte dei cristiani della milizia, oltre che delle cerimonie pagane e del culto dell’imperatore. In esecuzione dell’editto del 23 febbraio 303, i SS. Cosma e Damiano furono arrestati con l’accusa di perturbare l’ordine pubblico e di professare una fede religiosa vietata.
Il loro processo si svolse al cospetto di Lisia, prefetto romano competente per territorio nella Cilicia. Minacciati di torture e di condanna alla pena capitale, si tentò in tutte le maniere di farli apostatare. I SS. Cosma e Damiano, invece, risposero così ai loro persecutori: “Noi adoriamo il solo vero Dio e seguiamo il nostro unico Maestro, Gesù Cristo”. Questa eroica resistenza servì di incoraggiamento per gli altri cristiani più titubanti e pavidi, anch’essi sottoposti al grave dilemma: abiurare, per aver salva la vita; o perseverare nella professione della fede e patire carcere, torture e morte seguendo Cristo sulla via della Croce. Dopo l’arresto e il processo i Santi furono sottoposti a una serie di crudeli torture, nella vana speranza di farli recedere dal loro fermo proposito. Come primo castigo fu loro inflitta la fustigazione. Poiché i carnefici non ottennero di farli apostatare, legati mani e piedi furono gettati in mare da un alto burrone con un grosso macigno appeso al collo, per facilitarne lo sprofondamento. Miracolosamente, invece, i legacci si sciolsero ed i santi fratelli riaffiorarono in superficie sani e salvi, accolti a riva da uno stuolo di fedeli festanti, ringraziando Dio per lo straordinario evento. Nuovamente arrestati, subirono altre dolorosissime prove. Condotti davanti a una fornace ardente, furono immersi nel fuoco legati con robuste catene. Le fiamme però non consumarono quelle membra sante, che uscirono ancora una volta indenni e fu tale il timore dei soldati che li avevano in custodia, da costringerli a fuggire precipitosamente. Il libro del “Martirologio” che si ispira al citato Teodoreto ci informa che “i santi Cosma e Damiano furono martiri cinque volte”. Passarono infatti per le prove dell’annegamento, della fornace ardente, della lapidazione, della flagellazione, per finire i loro giorni terreni col martirio nell’anno 303. La pietà dei fedeli provvide a dare a questi indomiti atleti di Cristo degna sepoltura nella città di Ciro in Cilicia. Sulla loro tomba sorse una chiesa, meta di ininterrotti pellegrinaggi, per venerarvi le reliquie e per invocare la loro intercessione. Uno dei più illustri pellegrini fu l’Imperatore Giustiniano, il restauratore dell’Impero Romano d’Oriente (+ 565). Guarito da una perniciosa malattia, andò in preghiera preso la tomba dei SS. Taumaturghi. In segno di riconoscenza fece erigere a Basilica la loro chiesa e dispose la fortificazione della città di Ciro. Molto rapidamente il culto dei SS. Cosma e Damiano si estese a tutto l’Oriente bizantino. Gli scambi commerciali che intercorrevano tra Roma e l’Oriente facilitarono la conoscenza anche in Occidente della fama di questi due Martiri. La prima cappella in loro onore nella città eterna risale all’epoca di Papa Simmaco (498-515). Poco tempo dopo, ad opera di Felice IV nell’anno 528 furono trasportate a Roma le reliquie dei SS. Cosma e Damiano, ai quali fu edificata la grande Basilica esistente nel Foro Romano. Nel 1924 una commissione di esperti nominata da Pio XI, effettuando una ricognizione, ritrovò le ossa di questi SS. Martiri nel pozzetto situato sotto l’antico altare della Basilica. A ricordo della traslazione delle reliquie e della dedicazione della Basilica romana, nella liturgia occidentale fu fissata al 26 settembre la festività liturgica dei SS. Cosma e Damiano.