San Vincenzo Martire.Oggi la memoria liturgica.
San Vincenzo nacque a Saragozza in Spagna. Sotto la disciplina di Valerio, vescovo di quella città, fu istruito nelle scienze e nella pietà. In breve fece tali progressi che meritò di essere consacrato diacono con l’incarico di predicare la parola divina. Imperversava allora la persecuzione contro i cristiani, mossa dagli imperatori Diocleziano e Massimiano nell’anno 303. Tra i persecutori si distinse Daciano, governatore della Spagna, il quale ordinò che tutti i cristiani fossero arrestati e rinchiusi in orride prigioni. Fra questi furono arrestati Vincenzo ed il vescovo Valerio. Tradotti davanti al giudice, Vincenzo, cui Valerio aveva ceduto la parola, disse: “Noi siamo cristiani, disposti a soffrire qualunque pena per il culto del vero Dio “.Daciano si contentò di mandare Valerio in esilio, rivolgendo tutto il suo furore contro il giovane ‘Vincenzo. Prima di tutto fu condannato allo stiramento delle membra ed ai flagelli, il che gli venne fatto con tanto strazio che alla fine si videro scoperte le ossa. Il giudice a tal vista si raddolcì un po’; ma vedendo che Vincenzo era desideroso di soffrire maggiormente, lo condannò al supplizio del fuoco, che è senza dubbio la più crudele di tutte le pene. Vincenzo, intrepido in mezzo a quei nuovi tormenti, novello S. Lorenzo, diceva ai carnefici: “ Tagliate e mangiate, da questo lato sono già cotto “ Il governatore, disperato di non poter vincere queste campione della fede, lo rimandò in carcere, con l’ordine di farlo distendere sopra appuntite schegge di vasi rotti e di mettergli i piedi tra i ceppi. Ma Iddio non abbandonò il suo servo: gli Angeli del cielo vennero a confortarlo e a cantare con lui le lodi al Signore. Il carceriere ne fu profondamente colpito e si convertì, ricevendo poco dopo il santo Battesimo. La notizia di questa conversione ferì il cuore di Daciano, che pianse di rabbia. Ciononostante, il Santo in quiete, e permise ai fedeli di andarlo a visitare. Questi, piangendo, baciavano le cicatrici delle sue piaghe e raccoglievano il suo sangue con pannolini che poi ritenevano come preziose reliquie. In seguito il Santo fu messo sopra di un morbide letto di piume, ma subito morì.
Daciano ordinò che il suo cadavere fosse gettato in un campo, come cibo alle bestie; ma Iddio mandò un corvo a difenderlo dagli uccelli rapaci. Daciano neppur a questo prodigio si arrese, ma fece gettare il cadavere in alto mare cucito in un sacco, attaccandolo ad una macina, affinché andasse a fondo. Il santo corpo però, per virtù divina, galleggiò sopra le acque finché le onde lo sospinsero sul lido, dove i Cristiani lo raccolsero e lo riposero nel sepolcro, sopra del quale fu poi fabbricata una grande chiesa in suo onore. Protettore in particolare degli orfani, delle vedove e dei poveri, san Vincenzo porta un nome che, da Vincens, è simbolo e un augurio di vittoria. Vincenzo è il vincente, colui che vince il male, qualunque esso sia. San Vincenzo (São Vicente) è patrono di Lisbona. Lo stemma della città raffigura la nave che trasportò i resti mortali di san Vincenzo, dall’Algarve a Lisbona nel 1173, governata, a poppa e a prua, dai due corvi, che vegliano sulle reliquie del santo. San Vincenzo è fra i martiri maggiormente conosciuti e venerati nel mondo cattolico e il suo culto, sin dai tempi più remoti, si è tramandato in molti paesi e non solo della Spagna sua patria. A tal proposito Agostino scriveva: “Qual è oggi la contrada, qual è la provincia dove si estendono l’impero romano e il nome di Cristo che non celebri con gioia l’anniversario del martirio di San Vincenzo”? Agostino, dal 410 al 413 ogni 22 gennaio pronunciava, dalla basilica Restituta di Cartagine, discorsi in onore del diacono martire Vincenzo. San Vincenzo si festeggia ancora il 22 gennaio in diverse località dell’Europa, dell’Africa e perfino delle lontane Americhe. Con l’avvento dell’imperatore Costantino, che si era convertito al cristianesimo, a Valencia veniva eretta una basilica in onore di san Vincenzo e sotto l’altare principale venivano composte le sue reliquie. Tuttavia, in seguito all’invasione dei Mori, i cristiani di Valencia trafugavano il corpo del Martire per metterlo al sicuro in Portogallo, in una chiesetta fatta appositamente costruire in località del promontorio oggi detto Capo San Vincenzo. Finita la guerra contro i Mori, le spoglie furono imbarcate in una nave che fece rotta verso Lisbona. Narra una leggenda devozionale che durante il viaggio alcuni corvi si posarono sulla prua e sulla poppa di tale nave quasi a voler significare la loro rinnovata protezione al Santo martire che già un giorno avevano salvato dalle fiere. Giunto in città, il corpo venne deposto nella chiesa di San Giusto e Santa Rufina e dopo qualche tempo, il 15 settembre 1173, trasportato solennemente in cattedrale. In ricordo vennero coniate delle monete.