Festa di Maria Virgo Fidelis: l’omelia del Card. Zuppi
Il 21 novembre, a Roma, nella Chiesa di Santa Sabina all’Aventino, il Card. Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna e Presidente della CEI, ha presieduto la Santa Messa in occasione della Festa di Maria Virgo Fidelis. Pubblichiamo di seguito il testo dell’omelia.
Ci sono degli appuntamenti che aiutano a capire la bellezza della nostra casa comune e quindi a comprendere con chiarezza e passione le sfide da affrontare per proteggerla. Le ricorrenze esprimono no la sostanza di quello che si vive, non per coprire la realtà con la retorica ma per essere consapevoli del significato. Abbiamo bisogno di forme per registrare il nostro servizio, per celebrare l’importanza di questo, per rinnovare la responsabilità che c’è richiesta. Il contrario della retorica non è il cinismo o l’individualismo ma l’umanesimo che mette sempre al centro la persona, non tanti individui oggetto, ma la persona soggetto, che è sempre in relazione, membro di una comunità. Quando si difende l’individuo dimenticando la comunità di cui è parte rischiamo di condannare la persona ad essere una monade e la comunità dei fratelli ad essere una folla informe piena solo di collegamenti virtuali. Il vostro servizio rappresenta proprio l’interesse di tutta la comunità verso ognuno, la protezione necessaria per tutti gli aspetti della vita, la sua sicurezza ordinaria che vi porta ad occuparvi di cose molto diverse, a volte imprevedibili, come rispondere a un anziano che amaramente affronta il Natale da solo o dovere trovare le parole giuste per convincere qualcuno che vuole togliersi la vita a non farlo. Ma le vostre competenze vanno dal combattere tutti gli interessi delle sofisticazioni contro la salute pubblica (che poi vuol dire contro la persona ad iniziare dagli anziani ridotti a schiavitù e privati di tanti diritti), dal patrimonio culturale a quello ambientale e forestale o alle missioni di pace nei tanti pezzi della guerra mondiale. Possiamo continuare. Ecco perché è una grazia grande avere come Patrona la Virgo Fidelis! Non si affrontano questi pericoli senza fedeltà, che significa professionalità, conoscenza del nemico e delle reali minacce, rigore e umanità, prevenzione, capacità di lavorare insieme e di unire eccellenza e ricerca ma senza dimenticare mai il tratto di vicinanza umana che è richiesto a tutti. La fedeltà fa sentire l’altro protetto, come, al contrario, un interesse condizionato da convenienze, casuale, approssimativo, discontinuo accresce il già acuto senso di insicurezza, di precarietà, con la tentazione conseguente di cavarsela da solo e di non fidarsi delle cose comuni. Ecco il senso della nostra festa di oggi: ringraziamento per un servizio così importante e intercessione per tutta l’Arma, la compagnia – che termine bello e caro, da onorare sempre e che invita alla prossimità con tutti! – che include le persone in attività ma anche i tanti che in congedo non si congedano certo dalla divisa, i loro familiari che condividono spesso i tanti spostamenti, che a volte sono dolorosamente lontani.
Scriveva l’autore del principe forse più famoso anche se era piccolo, (grande proprio per questo, quello che ha aiutato a comprendere come l’essenziale resta sempre invisibile agli occhi, liberando dalla tentazione di identificarlo nelle cose o nell’apparenza incluse le varianti digitali) che “se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice …. Col passare dell’ora aumenterà la mia felicità. […] Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore… Ci vogliono i riti”. Ci servono e sono necessari anche per ridurre quella percentuale di protagonismo individuale che se è importante per il decisivo contributo di ognuno, se non diventa rito, sistema, organizzazione rischia di legare tutto al soggettivo e quindi a disperdersi. È proprio la fedeltà che permette di sentirsi sicuri e di garantire sicurezza, anche oltre la presenza effettiva. Sapere che qualcuno è attento alla difesa della mia e nostra vita, che difende la persona e farà di tutto – davvero di tutto – per proteggere quell’unica persona che è la nostra casa comune, permette di guardare con speranza il futuro. E di questa speranza abbiamo proprio bisogno oggi, specialmente i giovani ma in realtà tutti perché senza speranza non si vive. Difficilmente c’è speranza senza potere contare su questa fedeltà. È un momento di grande difficoltà, di scelte che richiedono proprio fedeltà e efficacia, prudenza, spirito di sacrificio e senso del dovere, non lusinghe ma impegni, non promesse ma progetti, non rassicurazioni estemporanee ma protezione, non paura ma certezze, non lamenti ma impegni, non egoismo ma amore per ciò che è comune e che aiuta me solo se aiuta gli altri. Il vero combattimento è sempre contro il male, subdolo, instancabile, mai sconfitto, che sa approfittare delle debolezze e che isola in destini individuali, che divide la comunità di destino cancellando la consapevolezza di essere tutti sulla stessa barca, su questa piccola e sperduta astronave che è la terra.
Gesù nel Vangelo che abbiamo ascoltato afferma che suoi familiari – non è poco ed è un’anagrafe sempre aperta e possibile, una famiglia che non aspetta altro di abbracciare e che pensa Fratelli tutti – sono coloro che “fanno” la “volontà” del Padre. Fanno, quindi non parlano o discutono, ma la rendono concreta, vicina, umana. E la volontà del Padre è che nemmeno un capello di nostro capo vada perduto, cioè essere antagonisti in maniera irriducibile al male, ai suoi progetti, a interessi che si organizzano nelle mafie che piegano le cose di tutti a interessi di pochi ma con la complicità di tanti. Le conseguenze della pandemia, l’incendio inaccettabile, disumano e pericoloso della guerra, gettano la loro ombra di morte sulla nostra vita e polarizzano gli animi. Qualche volta può sembrare inutile, uno sforzo grande che ci vede spesso ricominciare come all’inizio, soprattutto quando le persone sembrano essere così resistenti e inconsapevoli da diventare complici del male, quando ne vedete e dovete scoprire il lupo nascosto nella persona e contrastarlo perché fa male alla persona e alle persone. E anche quando non appare lo sforzo nascosto di preparazione dei piccoli ma significativi gesti del vostro servizio quotidiano. È il servizio, che facciamo davanti a Dio, che Dio non dimentica, come la nostra patrona Fedele. E questo conta, non solo in cielo, ma anche già sulla terra, al di là di ogni riconoscimento. La dedizione al prossimo è la volontà di Dio e vi dona quello che conta, compreso la fiducia e la stima che la gente ripone in voi.
Ecco, la Virgo Fidelis seguirà sempre la scelta di amore fino alla fine di Gesù perché l’amore non ha fine e solo l’amore illumina di senso la nostra vita. La fedeltà diventa servizio alla cittadinanza responsabile e consapevole, incoraggia scelte finalmente lungimiranti, libere dal ricatto dell’immediato perché guarda e prepara il futuro, ad iniziare dall’Europa come anche le tante missioni di pace che vi vedono coinvolti. È un impegno bellissimo, grande, che chiede il meglio di ciascuno, che aiuta a compiere la volontà di Dio, che vuole la gioia di ogni uomo.
Dio vi benedica e la Virgo Fidelis ci custodisce nel grande servizio di custodire il prossimo.