Il Papa all’Angelus: la pace è dono dall’alto: va implorata da Gesù, perché da soli non siamo in grado di custodirla.
Al termine della Santa Messa celebrata nella Basilica Vaticana per la Solennità di Maria Santissima Madre di Dio e nella ricorrenza della 55ma Giornata Mondiale della Pace, Papa Francesco si è affacciato alla finestra dello studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli e i pellegrini convenuti in Piazza San Pietro per il consueto appuntamento domenicale. Queste le parole del Santo Padre nell’introdurre la preghiera mariana:
Prima dell’Angelus
Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Buon anno! Iniziamo il nuovo anno affidandolo a Maria Madre di Dio. Il Vangelo della Liturgia di oggi parla di lei, rimandandoci nuovamente all’incanto del presepe. I pastori vanno senza indugio verso la grotta e che cosa trovano? Trovano – dice il testo – «Maria, Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia» (Lc 2,16). Fermiamoci su questa scena e immaginiamo Maria che, come mamma tenera e premurosa, ha appena adagiato Gesù nella mangiatoia. In quell’adagiare possiamo vedere un dono fatto a noi: la Madonna non tiene il Figlio per sé, ma lo presenta a noi; non lo stringe solo tra le sue braccia, ma lo depone per invitarci a guardarlo, accoglierlo e adorarlo. Ecco la maternità di Maria: il Figlio che è nato lo offre a tutti noi. Sempre dando il Figlio, indicando il Figlio, mai trattenendo come cosa propria il Figlio, no. E così durante tutta la vita di Gesù.E nel posarlo davanti ai nostri occhi, senza dire una parola, ci dona un messaggio stupendo: Dio è vicino, a portata di mano. Non viene con la potenza di chi vuole essere temuto, ma con la fragilità di chi chiede di essere amato; non giudica dall’alto di un trono, ma ci guarda dal basso come fratello, anzi, come figlio. Nasce piccolo e bisognoso perché nessuno debba più vergognarsi di sé stesso: proprio quando facciamo esperienza della nostra debolezza e della nostra fragilità, possiamo sentire Dio ancora più vicino, perché si è presentato a noi così, debole e fragile. È il Dio-bambino che nasce per non escludere nessuno. Per farci diventare tutti fratelli e sorelle.Ecco allora: il nuovo anno inizia con Dio che, in braccio alla Madre e adagiato in una mangiatoia, ci incoraggia con tenerezza. Abbiamo bisogno di questo incoraggiamento. Viviamo ancora tempi incerti e difficili a causa della pandemia. Tanti sono intimoriti dal futuro e appesantiti da situazioni sociali, da problemi personali, dai pericoli che provengono dalla crisi ecologica, da ingiustizie e da squilibri economici planetari. Guardando a Maria con in braccio il suo Figlio, penso alle giovani madri e ai loro bambini in fuga da guerre e carestie o in attesa nei campi per i rifugiati.
Sono tanti! E contemplando Maria che adagia Gesù nella mangiatoia, mettendolo a disposizione di tutti, ricordiamo che il mondo cambia e la vita di tutti migliora solo se ci mettiamo a disposizione degli altri, senza aspettare che siano loro a cominciare a farlo. Se diventiamo artigiani di fraternità, potremo ritessere i fili di un mondo lacerato da guerre e violenze. Oggi si celebra la Giornata Mondiale della Pace. La pace «è insieme dono dall’alto e frutto di un impegno condiviso» (Messaggio per la LV Giornata Mondiale della Pace, 1). Dono dall’alto: va implorata da Gesù, perché da soli non siamo in grado di custodirla. Possiamo costruire veramente la pace solo se l’abbiamo nel cuore, solo se la riceviamo dal Principe della pace. Ma la pace è anche impegno nostro: chiede di fare il primo passo, domanda gesti concreti. Si edifica con l’attenzione agli ultimi, con la promozione della giustizia, con il coraggio del perdono, che spegne il fuoco dell’odio.
E ha bisogno pure di uno sguardo positivo: che si guardi sempre – nella Chiesa come nella società – non al male che ci divide, ma al bene che può unirci! Non serve abbattersi e lamentarsi, ma rimboccarsi le maniche per costruire la pace. La Madre di Dio, Regina della pace, all’inizio di questo anno ottenga concordia ai nostri cuori e al mondo intero. Cari fratelli e sorelle, all’inizio del nuovo anno auguro a tutti la pace, che è il compendio di ogni bene. Pace! Ricambio di cuore e con gratitudine il saluto del Signor Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, e assicuro la mia preghiera per lui e per il popolo italiano.Oggi è la Giornata Mondiale della Pace, iniziata da San Paolo VI nel 1968. Nel Messaggio di quest’anno ho sottolineato che la pace si costruisce con il dialogo tra le generazioni, con l’educazione e con il lavoro. Senza questi tre elementi, mancano le fondamenta.
Ringrazio per tutte le iniziative promosse nel mondo in occasione di questa Giornata, compatibilmente con la situazione della pandemia; in particolare per la Veglia svoltasi ieri sera nel Duomo di Savona come espressione della Chiesa in Italia. Saluto i partecipanti alla manifestazione “Pace in tutte le terre”, organizzata della Comunità di Sant’Egidio qui a Roma e in tante parti del mondo – sono bravi questi di Sant’Egidio, sono bravi! – in collaborazione con le Diocesi e le parrocchie. Grazie della vostra presenza e del vostro impegno! E saluto tutti voi, cari romani e pellegrini! Saluto i giovani di Curtatone, le famiglie di Forlimpopoli, i fedeli di Padova e quelli di Comun Nuovo, vicino a Sotto il Monte – patria di San Giovanni XXIII, il Papa dell’Enciclica Pacem in terris, più che mai attuale! Andiamo a casa pensando: pace, pace, pace! Ci vuole pace. Stavo guardando le immagini nel programma televisivo “A sua immagine”, oggi, sulla guerra, sugli sfollati, sulle miserie… Ma questo succede oggi nel mondo. Vogliamo pace! Auguri a tutti! Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon anno! Buon pranzo e arrivederci a domani.