Il Papa: Il carisma è dato a una persona o a una comunità specifica. È un dono che Dio ti dà
Il carisma è il dono dato “per l’utilità comune” (1 Cor 12,7), per essere utile a tutti. Non è, in altre parole, destinato principalmente e ordinariamente alla santificazione della persona, ma al servizio della comunità (cfr 1 Pt 4,10). Questo è il primo aspetto. Secondo, il carisma è il dono dato “a uno”, o “ad alcuni” in particolare, non a tutti allo stesso modo, e questo è ciò che lo distingue dalla grazia santificante, dalle virtù teologali e dai sacramenti che invece sono gli stessi e comuni per tutti. Il carisma è dato a una persona o a una comunità specifica. È un dono che Dio ti dà.
L’Udienza Generale di questa mattina si è svolta alle ore 9.00 in Piazza San Pietro, dove Papa Francesco ha incontrato gruppi di pellegrini e fedeli provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo.
Ciclo di Catechesi. Lo Spirito e la Sposa. Lo Spirito Santo guida il popolo di Dio incontro a Gesù nostra speranza. 14. I doni della Sposa. I carismi, doni dello Spirito per l’utilità comune
Il testo qui di seguito include anche parti non lette che sono date ugualmente come pronunciate.
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Nelle tre ultime catechesi abbiamo parlato dell’opera santificatrice dello Spirito Santo che si attua nei sacramenti, nella preghiera e seguendo l’esempio della Madre di Dio. Ma ascoltiamo cosa dice un testo famoso del Vaticano II: «Lo Spirito Santo non solo per mezzo dei sacramenti e dei ministeri santifica il Popolo di Dio e lo guida e adorna di virtù, ma [anche] “distribuendo a ciascuno i propri doni come piace a lui” (cfr 1 Cor 12,11)» (Lumen gentium, 12). Anche noi abbiamo doni personali che lo stesso Spirito dà ad ognuno di noi.
È giunto, perciò, il momento di parlare anche di questo secondo modo di operare dello Spirito Santo che è l’azione carismatica. Una parola un po’ difficile, la spiegherò. Due elementi contribuiscono a definire cos’è il carisma. Primo, il carisma è il dono dato “per l’utilità comune” (1 Cor 12,7), per essere utile a tutti. Non è, in altre parole, destinato principalmente e ordinariamente alla santificazione della persona, ma al servizio della comunità (cfr 1 Pt 4,10). Questo è il primo aspetto. Secondo, il carisma è il dono dato “a uno”, o “ad alcuni” in particolare, non a tutti allo stesso modo, e questo è ciò che lo distingue dalla grazia santificante, dalle virtù teologali e dai sacramenti che invece sono gli stessi e comuni per tutti. Il carisma è dato a una persona o a una comunità specifica. È un dono che Dio ti dà.
Anche questo ce lo spiega il Concilio. Lo Spirito Santo – dice – «dispensa pure tra i fedeli di ogni ordine grazie speciali, con le quali li rende adatti e pronti ad assumersi opere ed uffici, utili al rinnovamento e alla maggiore espansione della Chiesa, secondo quelle parole: A ciascuno…la manifestazione dello Spirito è data perché torni a comune vantaggio» (1 Cor 12,7).
I carismi sono i “monili”, o gli ornamenti, che lo Spirito Santo distribuisce per rendere bella la Sposa di Cristo. Si capisce così perché il testo conciliare termina con l’esortazione seguente. «E questi carismi, straordinari o anche più semplici e più comuni, siccome sono soprattutto adattati e utili alle necessità della Chiesa, si devono accogliere con gratitudine e consolazione» (Lumen gentium, 12).
Benedetto XVI ha affermato: «Chi guarda alla storia dell’epoca post-conciliare può riconoscere la dinamica del vero rinnovamento, che ha spesso assunto forme inattese in movimenti pieni di vita e che rende quasi tangibile l’inesauribile vivacità della santa Chiesa». E questo è il carisma dato a un gruppo, tramite una persona.
Dobbiamo riscoprire i carismi, perché questo fa sì che la promozione del laicato e in particolare della donna venga inteso non solo come un fatto istituzionale e sociologico, ma nella sua dimensione biblica e spirituale. I laici non sono gli ultimi, no, i laici non sono una specie di collaboratori esterni o delle “truppe ausiliarie” del clero, no! Hanno dei carismi e dei doni propri con cui contribuire alla missione della Chiesa.
Aggiungiamo un’altra cosa: quando si parla dei carismi bisogna subito dissipare un equivoco: quello di identificarli con doti e capacità spettacolari e straordinarie; essi invece sono doni ordinari – ognuno di noi ha il proprio carisma – che acquistano valore straordinario se ispirati dallo Spirito Santo e incarnati nelle situazioni della vita con amore. Una tale interpretazione del carisma è importante, perché molti cristiani, sentendo parlare dei carismi, sperimentano tristezza o delusione, in quanto sono convinti di non possederne nessuno e si sentono esclusi o cristiani di serie B. No, non ci sono i cristiani di serie B, no, ognuno ha il proprio carisma personale e anche comunitario. A costoro rispondeva già, a suo tempo, sant’Agostino con un paragone assai eloquente: «Se ami – diceva al suo popolo – quello che possiedi, non è poco. Se, infatti, tu ami l’unità, tutto ciò che in essa è posseduto da qualcuno, lo possiedi anche tu! Soltanto l’occhio, nel corpo, ha la facoltà di vedere; ma è forse soltanto per sé stesso che l’occhio vede? No, esso vede per la mano, per il piede e per tutte le membra» [1].
Ecco svelato il segreto per cui la carità è definita dall’Apostolo «la via migliore di tutte» (1 Cor 12,31): essa mi fa amare la Chiesa, o la comunità in cui vivo e, nell’unità, tutti i carismi, non solo alcuni, sono “miei”, così come i “miei” carismi, anche se sembrano poca cosa, sono di tutti e per il bene di tutti. La carità moltiplica i carismi: fa del carisma di uno, di una sola persona, il carisma di tutti. Grazie!
ANNUNCIO E APPELLO
In occasione della Giornata Internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, che si celebra oggi, desidero annunciare che il prossimo 3 febbraio si svolgerà qui in Vaticano l’Incontro Mondiale dei diritti dei Bambini intitolato «Amiamoli e proteggiamoli», con la partecipazione di esperti e personalità di diversi Paesi. Sarà l’occasione per individuare nuove vie volte a soccorrere e proteggere milioni di bambini ancora senza diritti, che vivono in condizioni precarie, vengono sfruttati e abusati, subiscono le conseguenze drammatiche delle guerre.
C’è un gruppo di bambini che sta preparando questa Giornata, grazie a tutti voi che state facendo questo. E qui c’è una bambina coraggiosa che si avvicina…, adesso vengono tutti! Sono così i bambini, incomincia uno e poi vengono tutti! Salutiamo i bambini! Grazie a voi! Buongiorno!
Voglio dire che l’anno prossimo, nella Giornata degli adolescenti, canonizzerò il Beato Carlo Acutis, e che nella Giornata dei giovani, l’anno prossimo, canonizzerò il Beato Pier Giorgio Frassati.
Ieri si sono compiuti mille giorni dall’invasione dell’Ucraina. Una ricorrenza tragica per le vittime e per la distruzione che ha causato, ma allo stesso tempo una sciagura vergognosa per l’intera umanità! Questo, però, non deve dissuaderci dal rimanere accanto al martoriato popolo ucraino, né dall’implorare la pace e dall’operare perché le armi cedano il posto al dialogo e lo scontro all’incontro.
L’altro ieri ho ricevuto una lettera di un ragazzo universitario dell’Ucraina, dice così: «Padre, quando mercoledì ricorderà il mio Paese e avrà l’opportunità di parlare al mondo intero nel millesimo giorno di questa terribile guerra, La prego, non parli solo delle nostre sofferenze, ma sia testimone anche della nostra fede: anche se imperfetta, il suo valore non diminuisce, dipinge con pennellate dolorose il quadro del Cristo Risorto. In questi giorni ci sono stati troppi morti nella mia vita. Vivere in una città dove un missile uccide e ferisce decine di civili, essere testimone di tante lacrime è difficile. Avrei voluto fuggire, avrei voluto tornare a essere un bambino abbracciato dalla mamma, avrei voluto onestamente essere in silenzio e amore, ma ringrazio Dio perché attraverso questo dolore, imparo ad amare di più. Il dolore non è solo un cammino verso la rabbia e la disperazione; se si fonda sulla fede è un buon maestro di amore. Padre, se il dolore fa male significa che ami; quindi, quando lei parlerà del nostro dolore, quando ricorderà i mille giorni di sofferenza, ricordi anche i mille giorni di amore, perché solo l’amore, la fede e la speranza danno un vero significato alle ferite». Così ha scritto questo ragazzo universitario ucraino.
Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. In particolare, saluto i partecipanti al Convegno internazionale promosso dalla Famiglia Agostiniana, la Fondazione Pro Musica e Arte Sacra, i volontari de «Il Testimone del volontariato Italiano».
Accolgo con affetto gli Allievi Carabinieri della Scuola di Velletri, che hanno ricevuto la cresima e li incoraggio nel loro cammino di fede a servizio della collettività. Grazie per la vostra testimonianza.
Il mio pensiero va infine ai giovani, agli ammalati, agli anziani e agli sposi novelli. Domenica prossima, ultima del tempo ordinario, celebreremo la solennità di Cristo, re dell’Universo. Invito ciascuno a riconoscere la presenza del Signore nella propria vita, così da partecipare alla costruzione del suo Regno di amore e di pace.
Domani, memoria liturgica della Presentazione della Beata Vergine Maria al Tempio, si celebra la Giornata pro Orantibus. Alle sorelle claustrali chiamate dal Signore alla vita contemplativa, assicuriamo la nostra vicinanza. Non manchi ai monasteri di clausura il necessario sostegno spirituale e materiale della comunità ecclesiale. A tutti voi la mia benedizione!