Il Papa prega per gli operatori dei mezzi di comunicazione, perché il Signore li aiuti a trasmettere sempre la verità.

Papa Francesco ha celebrato e presieduto la Messa a Casa Santa Marta nel mercoledì della quarta settimana di Pasqua. Nell’introduzione, ha pregato così: Preghiamo oggi per gli uomini e le donne che lavorano nei mezzi di comunicazione. In questo tempo di pandemia rischiano tanto e il lavoro è tanto. Che il Signore li aiuti in questo lavoro di trasmissione, sempre, della verità. Il Papa ha poi letto l’Antifona del giorno-Ti loderò, Signore, fra tutti i popoli, ai miei fratelli annunzierò il tuo nome. Alleluia. (Sal 17, 50; 21,23)- Nell’omelia il Papa ha commentato il Vangelo odierno (Gv 12,44-50)

Di seguito la trascrizione del testo dell’Omelia:

Questo passo del Vangelo di Giovanni ci fa vedere l’intimità che c’era tra Gesù e il Padre. Gesù faceva quello che il Padre gli ha detto di fare. E per questo dice- Chi crede in me non crede in me, ma in Colui che mi ha mandato- Poi precisa la sua missione-Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre- Si presenta come luce. La missione di Gesù è illuminare: la luce. Lui stesso ha detto-Io sono la luce del mondo-. Il profeta Isaia aveva profetizzato questa luce: -Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce- La promessa della luce che illuminerà il popolo. E, anche, la missione degli apostoli è portare la luce. Paolo lo disse al re Agrippa-Sono stato eletto per illuminare, per portare questa luce – che non è mia, è di un altro – ma per portare la luce – È la missione di Gesù: portare la luce. E la missione degli apostoli è portare la luce di Gesù. Illuminare. Perché il mondo era nelle tenebre. Ma il dramma della luce di Gesù è che è stata respinta. Già all’inizio del Vangelo, Giovanni lo dice chiaramente- È venuto dai suoi e i suoi non lo accolsero. Amavano più le tenebre che la luce- Abituarsi alle tenebre, vivere nelle tenebre, non sanno accettare la luce, non possono; sono schiavi delle tenebre. E questa sarà la lotta di Gesù, continua: illuminare, portare la luce che fa vedere le cose come stanno, come sono; fa vedere la libertà, fa vedere la verità, fa vedere il cammino su cui andare, con la luce di Gesù. Paolo ha avuto questa esperienza del passaggio dalle tenebre alla luce, quando il Signore lo incontrò sulla strada di Damasco. È rimasto accecato,cieco. La luce del Signore lo accecò.

E poi, passati alcuni giorni, con il battesimo, riebbe la luce. Lui ha avuto questa esperienza del passaggio dalle tenebre, nelle quali era, alla luce. È anche il nostro passaggio, che sacramentalmente abbiamo ricevuto nel battesimo: per questo il battesimo si chiamava, nei primi secoli, “la Illuminazione”, perché ti dava la luce, ti -faceva entrare-. Per questo nella cerimonia del battesimo diamo un cero acceso, una candela accesa al papà e alla mamma, perché il bambino, la bambina è illuminato, è illuminata. Gesù porta la luce. Ma il popolo, la gente, il suo popolo l’ha respinto. È tanto abituato alle tenebre che la luce lo abbaglia, non sa andare. E questo è il dramma del nostro peccato: il peccato ci accieca e non possiamo tollerare la luce. Abbiamo gli occhi ammalati. E Gesù lo dice chiaramente, nel Vangelo di Matteo – Se il tuo occhio è ammalato, tutto il tuo corpo sarà ammalato. Se il tuo occhio vede soltanto le tenebre, quante tenebre ci saranno dentro di te? -Le tenebre- E la conversione è passare dalle tenebre alla luce. Ma quali sono le cose che ammalano gli occhi, gli occhi della fede? I nostri occhi sono malati: quali sono le cose che -li tirano giù- che li accecano? I vizi, lo spirito mondano, la superbia. I vizi che -ti tirano giù- e anche, queste tre cose – i vizi, la superbia, lo spirito mondano – ti portano a fare società con gli altri per rimanere sicuri nelle tenebre. Noi parliamo spesso delle mafie: è questo. Ma ci sono delle “mafie spirituali”, ci sono delle “mafie domestiche”, sempre, cercare qualcun altro per coprirsi e rimanere nelle tenebre. Non è facile vivere nella luce. La luce ci fa vedere tante cose brutte dentro di noi che noi non vogliamo vedere: i vizi, i peccati. Pensiamo ai nostri vizi, pensiamo alla nostra superbia, pensiamo al nostro spirito mondano: queste cose ci accecano, ci allontanano dalla luce di Gesù. Ma se noi iniziamo a pensare queste cose, non troveremo un muro, no: troveremo un’uscita, perché Gesù stesso dice che Lui è la luce e -Sono venuto al mondo non per condannare il mondo, ma per salvare il mondo-. Gesù stesso, la luce, dice-Abbi coraggio: lasciati illuminare, lasciati vedere per quello che hai dentro, perché sono io a portarti avanti, a salvarti. Io non ti condanno. Io ti salvo- Il Signore ci salva dalle tenebre che noi abbiamo dentro, dalle tenebre della vita quotidiana, della vita sociale, della vita politica, della vita nazionale, internazionale, tante tenebre ci sono, dentro. E il Signore ci salva. Ma ci chiede di vederle, prima; avere il coraggio di vedere le nostre tenebre perché la luce del Signore entri e ci salvi. Non abbiamo paura del Signore: è molto buono, è mite, è vicino a noi. È venuto per salvarci. Non abbiamo paura della luce di Gesù.

Il Papa ha invitato a fare la Comunione spirituale recitando questa preghiera: Gesù mio, credo che Sei realmente presente nel Santissimo Sacramento dell’altare. Ti amo sopra ogni cosa e Ti desidero nell’anima mia. Poiché ora non posso riceverTi sacramentalmente, vieni almeno spiritualmente nel mio cuore. Come già venuto, io Ti abbraccio e tutto mi unisco a Te. Non permettere che mi abbia mai a separare da Te.

Il Santo Padre ha terminato la celebrazione con l’Adorazione e la Benedizione eucaristica. Prima di lasciare la Cappella dedicata allo Spirito Santo, è stata intonata l’antifona mariana “Regina Caeli”, che si  canta nel tempo pasquale.

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