Il Papa prega per i governanti: devono essere molto uniti per il bene del popolo, perché l’unità è superiore al conflitto.
Papa Francesco ha celebrato la Messa a Casa Santa Marta nel sabato della terza settimana di Pasqua. Nell’introduzione, il Papa ha pregato così: Preghiamo oggi per i governanti che hanno la responsabilità di prendersi cura dei loro popoli in questi momenti di crisi: capi di Stato, presidenti di governo, legislatori, sindaci, presidenti di regioni, perché il Signore li aiuti e dia loro forza, perché il loro lavoro non è facile. E che quando ci siano differenze tra loro, capiscano che, nei momenti di crisi, devono essere molto uniti per il bene del popolo, perché l’unità è superiore al conflitto. Oggi,sabato 2 maggio, si uniscono a noi in preghiera 300 gruppi di preghiera che si chiamano i “madrugadores”, in spagnolo, cioè i mattinieri: quelli che si alzano presto per pregare, fanno una levataccia proprio, per la preghiera. Loro si uniscono oggi, in questo momento, a noi. Il Santo Padre ha poi letto l’Antifona del giorno: Il Signore gli ha aperto la bocca in mezzo alla sua Chiesa; lo ha colmato dello Spirito di sapienza e d’intelletto; lo ha rivestito di un manto di gloria. Alleluia. (Cfr. Sir 15,5) Nell’omelia, il Papa ha commentato le letture odierne, a partire dal passo degli Atti degli Apostoli (At 9, 31-42)
Di seguito la trascrizione del testo dell’Omelia:
La prima Lettura inizia: “In quei giorni la Chiesa era in pace per tutta la Giudea, la Galilea e la Samarìa. Si consolidava e camminava nel timore del Signore e, con il conforto dello Spirito Santo, cresceva in numero”. Tempo di pace. E la Chiesa cresce. La Chiesa è tranquilla, ha il conforto dello Spirito Santo, è in consolazione. I tempi belli. poi segue la guarigione di Enea, poi Pietro risuscita Gazzella, Tabità, cose che si fanno in pace. Ma ci sono dei tempi non di pace, nella Chiesa primitiva: tempi di persecuzioni, tempi difficili, tempi che mettono in crisi i credenti. Tempi di crisi. E un tempo di crisi è quello che ci racconta oggi il Vangelo di Giovanni. Questo passo del Vangelo è la fine di tutta una sequela che incominciò con la moltiplicazione dei pani, quando volevano fare re Gesù, Gesù va a pregare, loro il giorno dopo non lo trovano, vanno a cercarlo, lo portano e Gesù li rimprovera che lo cercano perché dia da mangiare e non per le parole di vita eterna … e tutta quella storia finisce qui. Loro gli dicono: “Dacci di questo pane”, e Gesù spiega che il pane che darà è il proprio corpo e il proprio sangue. In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo avere ascoltato questo dissero: “Questa parola è dura: chi può ascoltarla?”. Gesù aveva detto che chi non avesse mangiato il suo corpo e il suo sangue non avrebbe avuto la vita eterna. Gesù, anche diceva: “Se voi mangiate il mio corpo e il mio sangue, risusciterete nell’ultimo giorno”. Queste le cose che diceva Gesù e “questa parola è dura, è troppo dura. Qualcosa qui non funziona. Quest’uomo è andato oltre i limiti”. E questo è un momento di crisi. C’erano momenti di pace e momenti di crisi. Gesù sapeva che i discepoli mormoravano: qui c’è una distinzione tra i discepoli e gli apostoli. I discepoli erano quei 72 o più, gli apostoli erano i Dodici. Gesù infatti sapeva fin dal principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E per questo, davanti a questa crisi, ricorda loro: “Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me se non gli è concesso dal Padre”. Riprende quell’essere attirati dal Padre: il Padre ci attira a Gesù. E questo è come si risolve la crisi. E da quel momento, molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Presero le distanze. “Quest’uomo è un po’ pericoloso, un po’, ma queste dottrine … sì, è un uomo buono, predica e guarisce, ma quando arriva a queste cose strane , per favore, andiamocene”. E lo stesso hanno fatto i discepoli di Emmaus, la mattina della risurrezione: “Ah, sì, una cosa strana: le donne che dicono che il sepolcro, ma questo puzza”, dicevano loro, “andiamocene presto perché verranno i soldati e ci crocifiggeranno”. Lo stesso hanno fatto i soldati che custodivano il sepolcro: avevano visto la verità, ma poi hanno preferito vendere il loro segreto e “stiamo sicuri: non ci mettiamo in queste storie, che sono pericolose”. Un momento di crisi è un momento di scelta, è un momento che ci mette davanti alle decisioni che dobbiamo prendere: tutti, nella vita, abbiamo avuto e avremo momenti di crisi. Crisi familiari, crisi matrimoniali, crisi sociali, crisi nel lavoro, tante crisi … Anche questa pandemia è un momento di crisi sociale. Come reagire in quel momento di crisi?
“In quel momento, molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andarono più con lui”. Gesù prende la decisione di interrogare gli apostoli: “Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi? Prendete una decisione»”. E Pietro fa la seconda confessione: “Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e abbiamo creduto e conosciuto che Tu sei il Santo di Dio»”. Pietro confessa, a nome dei Dodici, che Gesù è il Santo di Dio, il Figlio di Dio. La prima confessione :“Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivo” e subito dopo, quando Gesù incominciò a spiegare la passione che sarebbe venuta, lui lo ferma: “No, no, Signore, questo no!”, e Gesù lo rimprovera. Ma Pietro è maturato un po’ e qui non rimprovera. Non capisce quello che Gesù dice, questo “mangiare la carne, bere il sangue”: non capisce. Ma si fida del Maestro. Si fida. E fa questa seconda confessione: “Ma da chi andremo, per favore, Tu hai parole di vita eterna”. Questo ci aiuta, tutti noi, a vivere i momenti di crisi. Nella mia terra c’è un detto che dice: “Quando tu vai a cavallo e devi attraversare un fiume, per favore, non cambiare cavallo in mezzo al fiume”. Nei momenti di crisi, essere molto fermi nella convinzione della fede. Questi che se ne sono andati, hanno cambiato cavallo, hanno cercato un altro maestro che non fosse così duro, come dicevano a lui. Nel momento di crisi c’è la perseveranza, il silenzio; rimanere dove siamo, fermi. Non è il momento di fare dei cambiamenti. È il momento della fedeltà, della fedeltà a Dio, della fedeltà alle cose che noi abbiamo preso da prima; anche, è il momento della conversione perché questa fedeltà sì, ci ispirerà qualche cambiamento per il bene, non per allontanarci dal bene. Momenti di pace e momenti di crisi. Noi cristiani dobbiamo imparare a gestire ambedue. Ambedue. Qualche padre spirituale dice che il momento di crisi è come passare per il fuoco per diventare forti. Che il Signore ci invii lo Spirito Santo per saper resistere alle tentazioni nei momenti di crisi, per sapere essere fedeli alle prime parole, con la speranza di vivere dopo i momenti di pace. Pensiamo alle nostre crisi: le crisi di famiglia, le crisi del quartiere, le crisi nel lavoro, le crisi sociali del mondo, del Paese … tante crisi, tante crisi. Che il Signore ci dia la forza nei momenti di crisi di non vendere la fede.
Il Papa ha invitato quanti non si possono comunicare a fare la Comunione spirituale pregando così: Gesù mio, credo che Sei realmente presente nel Santissimo Sacramento dell’altare. Ti amo sopra ogni cosa e Ti desidero nell’anima mia. Poiché ora non posso riceverTi sacramentalmente, vieni almeno spiritualmente nel mio cuore. Come già venuto, io Ti abbraccio e tutto mi unisco a Te. Non permettere che mi abbia mai a separare da Te.
Papa Francesco ha terminato la celebrazione con l’Adorazione e la Benedizione eucaristica. Prima di lasciare la Cappella di Casa Santa Marta dedicata allo Spirito Santo, è stata intonata l’antifona mariana “Regina Caeli”, che si canta nel tempo pasquale.