Il Papa: quando scopriamo il vero volto del Padre, ci sentiamo chiamati a diventare portatori della speranza e della guarigione di Dio
Guardiamo, allora, al cammino di Gesù e ricordiamoci che il nostro primo lavoro spirituale è questo: abbandonare il Dio che pensiamo di conoscere e convertirci ogni giorno al Dio che Gesù ci presenta nel Vangelo, che è il Padre dell’amore e il Padre della compassione. Il Padre vicino, compassionevole e tenero. E quando scopriamo il vero volto del Padre, la nostra fede matura: non restiamo più “cristiani da sacrestia”, o “da salotto”, ma ci sentiamo chiamati a diventare portatori della speranza e della guarigione di Dio.
Alle ore 12 di oggi, Papa Francesco si è affacciato alla finestra dello studio nel Palazzo Apostolico Vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli e i pellegrini riuniti in Piazza San Pietro.
Queste le parole del Papa nell’introdurre la preghiera mariana:
Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Il Vangelo della Liturgia ci mostra Gesù in movimento: Egli, infatti, ha appena finito di predicare e, uscito dalla sinagoga, si reca nella casa di Simon Pietro, dove guarisce la suocera; poi, verso sera, esce di nuovo verso la porta della città, dove incontra tanti ammalati e indemoniati e li risana; la mattina dopo, si alza presto ed esce per ritirarsi a pregare; e infine si rimette in cammino attraverso la Galilea (cfr Mc 1,29-39). Gesù in movimento.
Soffermiamoci su questo continuo movimento di Gesù, che ci dice una cosa importante su Dio e, al contempo, ci interpella con alcune domande sulla nostra fede.
Gesù che va incontro all’umanità ferita ci manifesta il volto del Padre. Può darsi che dentro di noi ci sia ancora l’idea di un Dio distante, freddo, indifferente alla nostra sorte. Il Vangelo, invece, ci fa vedere che Gesù, dopo aver insegnato nella sinagoga, esce fuori, perché la Parola che ha predicato possa raggiungere, toccare e guarire le persone. Così facendo ci rivela che Dio non è un padrone distaccato che ci parla dall’alto; al contrario, è un Padre pieno d’amore che si fa vicino, che visita le nostre case, che vuole salvare e liberare, guarire da ogni male del corpo e dello spirito. Dio sempre è vicino a noi. L’atteggiamento di Dio si può dire in tre parole: vicinanza, compassione e tenerezza. Dio che si fa vicino per accompagnarci, tenero, e per perdonarci. Non dimenticate questo: vicinanza, compassione e tenerezza. Questo è l’atteggiamento di Dio.
Questo incessante camminare di Gesù ci interpella. Possiamo chiederci: abbiamo scoperto il volto di Dio come Padre della misericordia oppure crediamo e annunciamo un Dio freddo, un Dio distante? La fede ci mette l’inquietudine del cammino oppure per noi è una consolazione intimista, che ci lascia tranquilli? Preghiamo solo per sentirci in pace oppure la Parola che ascoltiamo e predichiamo fa uscire anche noi, come Gesù, incontro agli altri, per diffondere la consolazione di Dio? Queste domande, ci farà bene farle a noi stessi.
Guardiamo, allora, al cammino di Gesù e ricordiamoci che il nostro primo lavoro spirituale è questo: abbandonare il Dio che pensiamo di conoscere e convertirci ogni giorno al Dio che Gesù ci presenta nel Vangelo, che è il Padre dell’amore e il Padre della compassione. Il Padre vicino, compassionevole e tenero. E quando scopriamo il vero volto del Padre, la nostra fede matura: non restiamo più “cristiani da sacrestia”, o “da salotto”, ma ci sentiamo chiamati a diventare portatori della speranza e della guarigione di Dio.
Maria Santissima, Donna in cammino, ci aiuti ad annunciare e testimoniare il Signore che è vicino, compassionevole e tenero.
Dopo l’Angelus
Cari fratelli e sorelle! Il prossimo 10 febbraio, in Asia orientale e in diverse parti del mondo, milioni di famiglie celebreranno il capodanno lunare. Giunga loro il mio cordiale saluto, con l’augurio che questa festa sia occasione per vivere relazioni di affetto e gesti di attenzione, che contribuiscano a creare una società solidale e fraterna, dove ogni persona sia riconosciuta e accolta nella sua inalienabile dignità. Mentre invoco su tutti la benedizione del Signore, invito a pregare per la pace, alla quale il mondo tanto anela e che, oggi più che mai, è messa a rischio in molti luoghi. Essa non è una responsabilità di pochi, ma dell’intera famiglia umana: cooperiamo tutti a costruirla con gesti di compassione e coraggio!
E continuiamo a pregare per le popolazioni che soffrono per la guerra, specialmente in Ucraina, in Palestina e in Israele.
Oggi, in Italia, si celebra laGiornata per la Vita, sul tema “La forza della vita ci sorprende”. Mi unisco ai Vescovi italiani nell’auspicare il superamento di visioni ideologiche per riscoprire che ogni vita umana, anche quella più segnata da limiti, ha un valore immenso ed è capace di donare qualcosa agli altri.
Saluto i giovani di tanti Paesi venuti per la Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta, che si celebrerà l’8 febbraio prossimo, memoria di Santa Giuseppina Bakhita, la suora sudanese che da ragazza era stata schiava. Anche oggi tanti fratelli e sorelle vengono ingannati con false promesse e poi sottoposti a sfruttamenti e abusi. Uniamoci tutti per contrastare il drammatico fenomeno globale della tratta di persone umane.
Preghiamo anche per i morti e feriti dei devastanti incendi che hanno colpito il centro del Cile.
E saluto tutti voi che siete venuti da Roma, dall’Italia e da tante parti del mondo. Saluto in particolare i consacrati e le consacrate di oltre 60 Paesi che partecipano all’incontro “Pellegrini di speranza sulla via della pace”, promosso dal Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica. Saluto gli studenti di Badajoz (Spagna) e quelli della Scuola Salesiana “Sévigné” di Marsiglia; come pure i fedeli polacchi di Varsavia e di altre città; e i gruppi di San Benedetto del Tronto, Ostra e Cingoli. E vedo lì bandiere giapponesi, saluto i giapponesi! E vedo bandiere polacche, saluto i polacchi, e tutti voi, e i ragazzi dell’Immacolata.
Auguro a tutti una buona domenica. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!