Santa Messa in occasione della Festa Liturgica della Beata Vergine Maria di Guadalupe
Alle ore 18 di questo pomeriggio, nella Basilica Vaticana, il Santo Padre Francesco ha presieduto la Celebrazione Eucaristica in occasione della Festa liturgica della Beata Vergine Maria di Guadalupe.Pubblichiamo di seguito l’omelia che il Papa ha pronunciato dopo la proclamazione del Santo Vangelo:
Omelia del Santo Padre
Il nostro Dio guida in ogni momento la storia dell’umanità, nulla è sottratto alla sua potenza, che è la tenerezza e l’amore provvidente. Si fa presente attraverso un gesto, un evento, una persona. Egli non smette di guardare nel nostro mondo, bisognoso, ferito, ansioso, per assisterlo con la sua compassione e misericordia. Il suo modo di intervenire, di manifestarsi, ci sorprende sempre, e ci riempie di gioia. Ci fa stupire, e lo fa con il suo stile.La lettura della lettera ai Galati ci offre un’indicazione precisa che ci aiuta a contemplare, con gratitudine, il suo disegno per redimerci e farci suoi figli adottivi: «Compiutosi il tempo stabilito, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna» (Gal 4,4).E così, la venuta del Figlio nella carne umana è l’espressione suprema del suo metodo divino in favore della salvezza. Dio, che ha tanto amato il mondo, ci ha mandato suo Figlio, «nato da donna», perché «chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna» (Gv 3,16). Così, in Gesù, nato da Maria, l’Eterno entra nella precarietà del nostro tempo, diventa per sempre, irreversibilmente “Dio-con-noi” e cammina al nostro fianco come fratello e compagno. È venuto per restare. Nulla di nostro gli è estraneo perché è come “uno di noi”, vicino, amico, uguale a noi in tutto tranne che nel peccato. E qualcosa di simile, in questo stile, è accaduto quasi cinque secoli fa, in quel momento complicato e difficile per gli abitanti del nuovo mondo, il Signore ha voluto trasformare la commozione provocata dall’incontro tra due mondi diversi in recupero di senso in recupero di dignità, in apertura al Vangelo, trasformarlo in incontro. E lo ha fatto inviando Maria, sua Madre, nella logica che ci ricorda il Vangelo di oggi: dopo l’annuncio dell’angelo, «Maria partì e andò senza indugio verso un paese di montagna» (Lc 1,39). La Vergine sollecita. Così nostra Signora di Guadalupe è arrivata nelle terre benedette d’America, presentandosi come la “Madre del Dio verissimo per il quale si vive” (cfr Nican Mopohua); ed è venuta per consolare, per venire incontro ai bisogni dei piccoli, senza escludere nessuno, per avvolgerli come una madre premurosa con la sua presenza, il suo amore e il suo conforto. È la nostra madre di razza mista.
E quest’anno celebriamo Guadalupe in un momento difficile per l’umanità. È un periodo amaro, pieno del rumore della guerra, crescenti ingiustizie, carestie, povertà, sofferenze. C’è la fame. E sebbene questo orizzonte appaia cupo e sconcertante, con presagi di maggiore distruzione e desolazione, la fede, l’amore e la condiscendenza divina ci insegnano ancora e ci dicono che questo è anche un tempo propizio di salvezza, in cui il Signore, attraverso la Vergine Madre meticcia, continua a donarci suo Figlio, che ci chiama ad essere fratelli, a mettere da parte l’egoismo, l’indifferenza e l’antagonismo, invitandoci a prenderci cura gli uni degli altri “senza indugio” e ad andare incontro ai fratelli e alle sorelle dimenticati e scartati dalle nostre società consumistiche e apatiche, nostri fratelli e sorelle lasciati indietro. E lo fa senza indugio: è la Madre di fretta, di fretta, la Madre premurosa.
Oggi come ieri, Santa Maria di Guadalupe vuole incontrarci, come una giornata con Juan Diego sulla collina del Tepeyac. Vuole restare con noi. Ci supplica di permetterle di essere nostra madre, di aprire la nostra vita a suo Figlio Gesù e di accogliere il suo messaggio per imparare ad amare come Lui. È venuta per accompagnare il popolo americano in questo duro cammino di povertà, sfruttamento, colonialismo e culturale. Lei è in mezzo alle carovane che, in cerca di libertà, si dirigono verso nord. Lei è in mezzo a quel popolo americano la cui identità è minacciata da un paganesimo selvaggio e sfruttatore, ferito dalla predicazione attiva di un ateismo pratico e pragmatico. E Lei è lì. “Sono tua Madre”, ci dice. La Madre dell’amore per la quale si vive.
Inizia oggi, 12 dicembre, nel continente americano la Novena Intercontinentale Guadalupana, un cammino che prepara alla celebrazione del V Centenario dell’Evento Guadalupano nel 2031. Esorto tutti i membri della Chiesa che pellegrini in America, pastori e fedeli, a partecipare a questo percorso celebrativo. Ma, per favore, che lo facciano con il vero spirito guadalupano. Mi preoccupano le proposte ideologico-culturali di vario genere, che vogliono appropriarsi dell’incontro di un popolo con la loro Madre, che vogliono di razza mista, fare la Madre. Per favore, non permettiamo che il messaggio venga distillato in schemi mondani e ideologici. Il messaggio è semplice, è tenero: «Non ci sono io che sono tua Madre?». E la Madre non è ideologizzata. Gesù Cristo, il desiderato di tutte le genti, per intercessione di Nostra Madre di Guadalupe, ci conceda giorni di gioia e di serenità, perché la pace del Signore abiti nei nostri cuori e nei cuori di tutti gli uomini e le donne di buona volontà .